Da un lato il ponte Matteotti, dall’altro quello di Stalingrado; sotto i ponti i binari della stazione che sin dalla sua nascita ha sancito le sorti della Bolognina. L’ex quartiere operaio sorto attorno alle fabbriche che producevano componenti per le ferrovie oggi è ancora orgogliosamente „working class“, sebbene gli operai che un tempo arrivarono dal meridione hanno il volto degli immigrati provenienti da tutto il mondo che riempiono le file dei lavoratori precari e impiegati nella logistica e nei servizi. Basta fare un giro al Mercato Albani o per le vie attorno a Piazza dell’Unità per comprendere il tessuto sociale meticcio e variegato che popola una zona sempre più ambita e per questo già da tempo al centro del dibatitto sulla gentrificazione.
Su via Carracci la porta della nuova stazione dell’Alta Velocità e a pochi passi l‘avveneristica sede del Comune realizzata da Cucinella: due tasselli che hanno avviato le trasformazioni del quartiere, rigettate per anni dal vicino XM24 di cui oggi rimangono solo le macerie e le transenne che guardano dal basso il cantiere incompiuto della Trilogia Navile.
Dall’altra parte, in via Serlio, il DLF, altro reperto di un passato ferroviario che oggi si è trasformato in una sorta di distretto felice dedicato alla cultura e al tempo libero, dove sorgono Locomotiv, Arena Puccini, Kinotto Bar e baumhaus che in linea orizzontale si uniscono a quel coacervo di locali che nel tempo hanno popolato l’underground del Ponte Stalingrado, come Freakout, Mikasa e Sghetto.
Poi bere si beve bene e mangiare pure: la doppietta Fermento-Trattoria di Via Serra è sempre un classicone, ma va molto anche l’Africa tra Adal e Senafe o in estate le fantastiche crescentine strafritte del Ponte della Bionda.
C’è molto altro, quanto basta per scordarsi dei due ponti.
Eccovi il nostro prontuario.