Lo scalo Farini è il più grande di tutti gli scali dismessi ed è in un’area intermedia tra Citylife e Porta Nuova, quindi a rigor di logica dovrebbe essere molto molto attrattivo. Però questa vicinanza ai luoghi caldi è fisicamente ostacolata, non corrisponde per ora a una reale prossimità: a sud il recinto del Cimitero Monumentale e i binari di Porta Garibaldi fanno barriera verso la zona Sarpi-Porta Volta, a nord ci sono gli stradoni un po’ desolati di Lancetti e Bovisa – un quartiere che né il Politecnico né l’esperimento della Triennale Bovisa sono riusciti a vitalizzare fino a ora. A est per arrivare all’Isola bisogna attraversare via Valtellina e via Farini, mentre a ovest l’area di Cenisio, anche se ancora non è una vera calamita mondana, si configura come un luogo sempre più interessante, soprattutto da quando si è formato un piccolo epicentro artistico con l’arrivo della grande galleria Lia Rumma e si è attivato lo spazio della Fonderia Battaglia, che ora ospita anche uno spin off della galleria Zero…, e poi è arrivata la metro 5 con le fermate di Cenisio e Gerusalemme.
Insomma, la situazione è interessante proprio perché più incerta: se dovesse atterrare sullo scalo un progetto fortemente connettivo, pensato in funzione dell’attraversamento, dell’unificazione (ora va di moda la metafora sartoriale, “rammendo” o “ricucitura”) di parti di città, un po’ sul modello di Porta Nuova, allora potrebbe determinare la rinascita dei quartieri rimasti dormienti intorno. Se invece dovessero prevalere cancelli e isolati di grosse dimensioni rischierebbe un effetto Bicocca, dall’aspetto triste e disumano, nonostante il richiamo notturno dei locali di via Valtellina (come l’Alcatraz o il Gate), e sarebbe un ostacolo più che un incentivo alla vita intorno.
Da pochi giorni è tornata agli onori della cronaca la notizia che lo Scalo Farini dovrebbe ospitare il nuovo Campus delle Arti dell’Accademia di Brera su un’area di 15000 metri quadrati dalla parte di via Valtellina (quella più vicina al centro, per intendersi). Una prima convenzione firmata in questi giorni farebbe partire il trasloco degli studenti di „Brera2“ (la sede di Viale Marche in sfratto) già dall’autunno prossimo in uno spazio provvisorio, poi un secondo accordo con il Politecnico dovrebbe garantire una rapida progettazione della sede definitiva, a partire dal 2020 con un costo di 30 milioni.
Presidente e Direttore dell’accademia esultano, ma molti professori non sono entusiasti di lasciare Brera e il museo, per un progetto che ancora non ha una forma e la garanzia di spazi migliori. In passato si era parlato di un trasferimento nella caserma Mascheroni, ma è sfumato. E molti si chiedono perché sia stato escluso totalmente Palazzo Citterio. Altri professori e studenti invece vedono anche positivamente il trasferimento in spazi potenzialmente più adatti, luminosi, magari funzionali.
Resta però un quesito: ma perché ormai gli studenti e le scuole sono considerati mandrie da usare per lo sviluppo immobiliare?