Ridateci la quattro stagioni, la capricciosa, la pizza con il tonno e cipolla. Ridateci il menu un po‘ unto, plastificato, che si legge con un rapido sguardo tra le centinaia di voci. Sai che non ti devi soffermare troppo perché M sta per mozzarella e non ce la meniamo se viene dall’Azienda sui Monti Sibillini Tal dei Tali, e che P per pomodoro perché non vogliamo sentirci per l’ennesima volta la storia di come è nato, se in idroponica o fate voi. Che poi alzi la mano chi sa riconoscere queste differenze. Se non nel prezzo finale. Non si voglia certo far passare il messaggio che la qualità sia indistinta, e siamo i primi a sostenere che questa parta da buoni prodotti, ma possiamo ritornare a ordinare una quattro formaggi senza sorbirci lo storytelling infinito sulla territorialità, provenienza, produzione, storia aziendale e continuate voi l’elenco? Vogliamo una Pizzeria Labirinto, bianca, senza muri colorati, dalla quale si possa uscire ancora con l’idea della pizza come mamma l’ha fatta, quella che ti vai a fare dopo il calcetto o per la cena della palestra. Pizzium sembra però piacere a tutti, tant’è che apre il terzo locale in Viale Tunisia in pochi mesi. L’ambiente è un patchwork di napoletanità – vedi la musica in sottofondo, o le gigantografie dei suoi vicoli – e hipsterismo con le lucine stile Brooklyn, il bancone della pizza piastrellato in bianco ottico, le conserve in bella mostra. La pizza cavalca l’onda della regionalità e ne viene proposta una per regione, ma le Marche – la mia regione – viene saltata ingiustificatamente. Me la prendo subito. Prendiamo una Ligure con pomodorini gialli, rossi e pesto, e una Piemontese con salsiccia di maialino nero e patate al forno. Più che pizze sembrano focacce farcite visto che il condimento non è omogeneo su tutta la superficie. Alla fine, saremo stolti noi, tutta questa ricercatezza non la troviamo. I camerieri sono carini e cortesi, tutti uomini. Ma la pizza continua a non convinverci. Il mio + 1 conclude la serata con una grande verità: si stava meglio quando si stava peggio. Ridateci la capricciosa!
Martina Di Iorio