Quando leggiamo la didascalia che accompagna il biglietto da visita de Il Tempio d’Oro capiamo immediatamente la caratura di questo posto. „Tutto fuorché luogo di culto“, e giù a ridere chiedendoci perché una tale genialata non sia venuta in mente prima a noi. Complice l’ultimo gin tonic in plastica delle 3 del mattino, Il Tempio d’Oro ci è subito sembrato quello che poi è anche alla luce del giorno: un posto vero, senza pretese, che accoglie tutti come a casa propria, e che bada ancora alla sostanza più che alla forma.
Non si può di certo dire che sia un bel locale, i toni gialli che lo avvolgono e il legno da trattoria vintage che completa l’arredo all’arrembaggio non ne fanno un luogo meta di instagrammer violenti. Meglio così, che qui si continua a parlare con la gente come Bar comanda. L’aperitivo è multietnico, schierati piatti vegetariani, vegani, ricette mediorientali e non, santificate al dio pagano dell’apericena. Non aspettatevi cocktail da mixology academy, al Tempio d’Oro si viene per vivere il quartiere dal 1982. Ai lunghi tavoli del Tempio si sono avvicendati i redattori di Radio Popolare, quando la sede della storica emittente era in via Pasteur, e hanno preso corpo progetti come Società Civile e, nel maggio del ’94, Emergency di Gino Strada e della moglie Teresa Sarti. Forse è più luogo di culto di quanto potevamo pensare.