Se mai un giorno venissi a Milano, ti porterei in questo posto.
Questo posto mi ha salvato la vita stasera che mi sono dimenticato di cenare e dopo aver schiacciato il naso a lungo e senza speranza come Lilly-il-fottuto-Vagabondo sulla vetrina dei Fratelli La Bufala (rinomata catena di pizzerie con filiale anche a Miami Beach) mi ha accolto con tutta la tenerezza di una piccola zattera alla deriva nella grande utopia urbana di corso Sempione.
Questo posto si chiama Sergio&Efisio chiosco bar in Milano since 1985. Cena con panino caldo praga+brie+salsa, Menabrea da 33, caffè, negroni e patatine per un corretto apporto calorico a prezzi concorrenziali. Il posto è un ricettacolo di disperati. Si capisce che sono l’ultimo arrivato perchè gli altri avventori hanno i posti migliori. Io mi sono meritato un tavolino vista ingresso con tenda industriale a fasce di pvc trasparente lato spiffero.
Sergio, originario di Oristano, è simpatico e scopro che è un’istituzione. È famoso per i piatti estivi a base di anguria oppure prosciutto e fichi, quindi arrivo proprio in bassa stagione, quando loro se ne tornano in Sardegna a svernare fino a marzo. Ovviamente rompo il ghiaccio con: «tu sei Efisio, vero?». Di Efisio non si saprà mai niente.
Mi viene il dubbio che in corso Sempione ci sia una Sardegna Connection. Il mio portinaio è sardo. Sergio è sardo. Efisio è con molta probabilità sardo. Gruppi di avventori sono sardi e, per ordinare Ichnusa, si rivolgono a Sergio in una forma di linguaggio premoderno.
Questo posto è collocato sull’isola spartitraffico che divide la strada vera e propria dal controviale in uscita. Solo oggi, dopo studi meticolosi, ho capito le regole non scritte per parcheggiare in questo territorio a statuto speciale. Questo territorio comprende: platani, aiuole, marciapiedi, edicole, panchine, rotaie del tram, un milione di auto parcheggiate e Sergio&Efisio chiosco bar in Milano since 1985.
Questo posto, che annovera materiali di progetto contemporanei come: telaio in metallo verniciato verde, serramenti in alluminio, copertura a doppia falda in telo di pvc, “vetrate” in plexiglas, controsoffitto a fasce in juta sintetica a ritmo alternato A-B-A, mazzi di condizionatori inverter, lampade riscaldanti a luce magenta, 150 metri di luminarie natalizie fuori standard CE, 9 vasi di oleandri per mitigazione ambientale – questo posto, dicevo – vanta un premio qualità e cortesia Gambero Rosso.
E allora cosa aspetti?
Articolo di Matteo Ghidoni