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Secondo Tradizione

ZERO hier: ordina taglieri di salumi e formaggi in numero sempre pari.

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Secondo Tradizione Via Rialto, 39
Roma

Zeitplan

  • lunedi 12–14:30 , 18–23:30
  • martedi 12–14:30 , 18–23:30
  • mercoledi 12–14:30 , 18–23:30
  • giovedi 12–14:30 , 18–23:30
  • venerdi 12–14:30 , 18–23:30
  • sabato 12–14:30 , 18–23:30
  • domenica chiuso

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Secondo Tradizione ha aperto nel 2015, ma la sua storia inizia 35 anni prima, quando due giovincelli dell’Umbria – terra di vini e salumi – dopo anni di gavetta e apprendimento, decidono di aprire una propria gastronomia di qualità, rilevando una vecchia salumeria in zona Musei Vaticani/Cipro. Nasce così nel 1980 La Tradizione, che accumula una quantità inusitata di bontà alimentari, specializzandosi soprattutto in vini, formaggi e affettati. Una volta accumuluta la giusta esperienza sugli ingredienti, Renzo Fantucci e Valentino Belli hanno deciso di passare al “lato oscuro” della ristorazione, aprendo un proprio bistrot qualche civico più in là rispetto al negozio. Ambiente unico su due piani con vetrate alte e lampade filo, cucina a vista che sta in fondo al piano terra, con possibilità di sedersi al bancone e vedere direttamente tutto quello che succede ai fornelli. Viste le premesse e vista l’esperienza della casa madre, i taglieri di formaggi e i salumi sono un passo obbligatorio. Le opzioni macro sono due: scegliere a mano libera da una lunga lista quelli con i quali si vuole comporre il proprio tagliere, oppure scegliere degli abbinamenti proposti dalla casa dedicati, ad esempio, ai salumi del Sud Italia, a quelli Umbri, al jamón ibérico, al prosciutto nostrano o ai salumi della Bassa. Sul versante formaggi c’è un’interessatissimo Italia vs Francia, ci sono gli erborinati, i caprini e gli affinati. Belli anche gli accostamenti misti, su tutti “Il Contadino” e “Il Piccanti”. Per il cucinato espresso l’imbarazzo della scelta è altrettanto vasto: si va dai primi della tradizione romana ai mezzi paccheri con zucca, fonduta di ragusano e guanciale oppure agli spaghettoni con baccalà mantecato e peperoni cruschi; dal petto d’anatra al filetto di maiale con pecorino, passando per caramelle di cacio, patata fondente al taleggio, tartare e dolci come la coppa di crema di mascarpone con canutcci alla birra scura o le pere al vino rosso con quenelle di blu del bosco. Cantina vasta, con bottiglie soprattutto dall’Umbria in su. Piatti “leggeri” al pranzo e in zona aperitivo, a cena si aprono i magazzini che custodiscono l’artiglieria pesante. Tutto di qualità altissima, con il pensiero fisso del «Ecco, noi in Italia dovremmo fare solo questo, solo roba da mangiare e bere». Da spenderci tutto lo stipendio.