Letteralmente accanto a Scalo Farini, all’angolo con via dell’Aprica, c’è una nuova trattoria milanese. Si chiama Bel Belé e, come suggerisce il nome stesso, è un luogo dove la tradizione lombarda fa da padrona. Qui potrete allegramente sguazzare tra cotolette, ossibuchi, risotti e mondeghini o mondeghili, lasciamo a voi il grande dilemma della scelta di portata, assicurandovi però un viaggio negli anni Ottanta grazie alla grande scritta “Milano da bere” e ai lampadari verde petrolio, a penzoloni sopra a un bancone altrettanto verde e altrettanto shiny, e all’infinita serie di poster e cimeli che riesumano e rievocano la Milano dei paninari.
Il locale non è né grande né piccolo, né spartano né lussuoso (ci sono le stesse tovaglie in stoffa che troveresti nella taverna della nonna alla domenica), è l’uno e l’altro ma mai troppo, insomma: è giusto. E ci piace così.
Pensate che Christian, il proprietario, anche lui c’è sempre ma non troppo, nel senso che ha la facoltà di scomparire e non farsi vedere, finché di punto in bianco te lo trovi seduto ai tavoli dei commensali a raccontare un po’ questa giovane storia di Bel Belé, o solo per ciacolare di quel che succede in giro – non dimentichiamoci che siamo all’orlo di Isola, e in quartiere si conoscono puntualmente tutti.
Come ogni nuova trattoria che si rispetti in questa città, Bel Belé non poteva poi che essere teatro di eventi privati e alcova di collaborazioni con giovani realtà (vedi l’evento per celebrare il primo compleanno della trattoria in collab con l’Altro Tramezzino o la presentazione della rivista Sali e Tabacchi). Bel Belé è insomma un posto per tutti ma non troppo, il ché ne fa il posto giusto, piacevole sempre ma con un qualche cosa di ruvido, che prende tanto i turisti alla disperata ricerca di tradizione durante le settimane milanesi più cool (c’è una costante perplessità nel digitare questa parola), tanto i veterani e nostalgici di quella Milano che ci piace ricordare come un capitolo sincero e cazzaro che a volte manca di spontaneità.
Chicca finale per i più mattinieri: le torte della signora Anna meritano una menzione speciale (ci vuole una fortuna sfacciata per trovarle anche a pranzo o addirittura a cena).
Scritto da: Carlotta Morelli