Là dove c’era una bottega (Alce Nero), ora c’è anche un ristorante (Berberè): a unirli, una comune filosofia bio e l’interesse per l’alta gastronomia a prezzi contenuti. Oltre al fatto che sia nella lurida via Petroni, vi stupirete ancor di più della loro pizza slow (rigorosamente con lievito madre) e di alcune meravigliose proposte stagionali (tipo la variante con mortadella, broccoli, asiago Dop, fiordilatte). Sono famosi per la selezione accurata e la miscela di farine macinate a pietra – segale, farro, kamut – di cui parlò anche Report in una nota puntata sulla Pizza. Si mangia anche altro, ovviamente (provate i dolci che sono meravigliosi). Le pareti sono disegnate dal duo di artiste To/Let (ex Elastico e organizzatrici del festival di street poster art, Cheap).
AGGIORNAMENTO 27 SETTEMBRE 2017
La bottega di Alce Nero non c’è più, e per fortuna. I fratelli Aloe, che non hanno paura di cambiare e osare (7 già i locali aperti in Italia e 2 di prossima apertura a Londra), hanno optato per un bel restyling su toni pastello che ha reso il locale molto più arioso e vicino al loro concetto di „pizzeria contemporanea“. Vetrine ritinteggiate di azzurro, soffitto a soppalco bianco, un po‘ di parete grezza a vista in stile officina anni 50, luci da bistrot in ottone imbrunito, cucina a vista e senza divisori. Bello. La pizza, invece, sempre quella, anzi sempre più buona realizzata con l’impiego di prodotti provenienti da contadini e allevatori scelti secondo parametri di lavoro e di lavorazione delle materie prime: Pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto, il Fiordilatte bio Querceta, le carni della Macelleria Zivieri di Monzuno (BO), i capperi di Salina, la bufala bio Ponterè di Cancello di Arnone e tante altre specialità di cui andar fieri.