«Il So What ?! era una ex carrozzeria abbandonata, ci siamo risolti a rendere ristorante qualcosa che prima non lo era, invece che accollarci un ristorante già esistente con la cucina che aveva visto l’Italia di Paolo Rossi vincere i mondiali. Fondamentalmente è venuto meglio di come auspicavo. Poco „italiano“ se vuoi. Casual, economico, con i piatti del giorno che si chiamano Mayhem o Satyricon». Poi ci sono locandine di film come „Le tombe dei resuscitati ciechi“ e vari mostri giocattolo sulle mensole. E la cucina, vegana, di Paolo Petralia (e di sua moglie Alessandra) che, oltre a essere un’istituzione del mondo punk romano, è anche un riferimento veg da tempi non sospetti: «Facevamo delle gran spedizioni a Piazza Vittorio a comprare il tofu nei negozi etnici. Per il resto c’era molto poco: ristoranti forse tre nel ’94 e la catena del naturale ancora non aveva sollevato la prima saracinesca. Sembrava il Paleolitico». Qui invece si fa un gran balzo in avanti verso l’era della rivoluzione agricola, tra antipasti a base di creme, primi saporiti e dolci che hanno poco da invidiare a quelli della pasticceria „tradizionale“.
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So What?!?
ZERO hier: mangia falafel di fave, crema di ceci e gnocchetti.
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So What?!?
Via Ettore Giovenale, 56
Roma
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