Simbolo più di ogni altro della rinascita di Porta Nuova e di Milano tutta dall’Expo in poi, questa coppia di grattacieli ha rappresentato soprattutto la rinascita di Stefano Boeri, il quale, uscito un po‘ ammaccato dalle vicende politiche, e prima ancora dall’abbandono del suo gioiello costruito per il G8 della Maddalena a favore dell’Aquila, è tornato trionfante sulla scena dell’architettura mondiale. Grazie al Bosco verticale – progettato con Giovanni La Varra e Gianandrea Barreca – che in quanto bene di lusso fa la sua apparizione anche nella serie Riccanza, Boeri sta costruendo edifici arborescenti in Cina, in Svizzera, in Olanda e chi sa in quanti posti di cui ancora non sappiamo.
La cosa più divertente è che l’aspetto cangiante dell’edificio – un monolite nero in inverno, quando gli alberi sono spogli, un insieme di nuvolette rosa e verde tenero in primavera, un imbottito verde d’estate e una serie di spruzzi giallo rossi in autunno – è garantito da un regolamento nazi che vieta ai condomini ogni arbitrio vegetale sui balconi, costringendoli al contempo a pagare fior di quattrini per la manutenzione.
La sua ombra ventilata offre l’unico spazio giochi praticabile ai bimbi dell’Isola nelle torride estati milanesi, cresciuti nel culto degli architetti-autori.
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