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I dischi bellissimi usciti da inizio anno #4

Quarto appuntamento con la rubrica dedicata alle uscite discografiche più recenti

Geschrieben von Chiara Colli il 21 April 2020
Aggiornato il 8 Mai 2020

Mark sonnecchia ascoltando i suoi vinili preferiti (foto di Gaetano Giudice)

Puntata #1

HALLELUJAH! – „Wanna Dance“ (Maple Death Records)
Alla temporanea incertezza esistenziale rispondiamo con la fede. Ovviamente nel rumore. La formazione del Nord Est tira fuori il primo album lungo: un concentrato di punk, noise, devianza scomposta e synth sci-fi che promette di farvi ballare senza sosta pure se fuori fosse in atto l’Apocalisse (teneteli d’occhio perché saranno in tour ad aprile).

DAN DEACON – „Mystic Familiar“ (Domino)
Se parliamo di party matti dentro casa, ma pure di rituali d’ascolto solitari o collettivi per restare di ottimo umore (con o senza supporti sintetici), Dan Deacon è il capo villaggio che fa per noi. Torna con un disco che parla di meditazione, ma dentro cui troverete in realtà tutta l’elettronica space-dance multicolour e giocherellona adatta a un Decameron 3.0.

RAINBOW ISLAND – „ILLMATRIX“ (Artetetra)
Per dirla con quei mattacchioni di Artetetra, il nuovo album del trio romano è «un’odissea tropical-futurista di dub gorgogliante e riddim aleatori», un fitto racconto su distopie tecnologiche e dimensioni alternative perfetto come colonna sonora visionaria e ironica dei tempi che corrono. Disco da ascoltare rigorosamente in cuffia con un mojito nella mano destra e una sigaretta magica nella sinistra (qualche data live tra marzo e aprile in giro per lo Stivale, restate sintonizzati).

OVO – „Miasma“ (Artoffact Records)
Professionisti del rumore e della devastazione e dove trovarne. Con il duo con base a Ravenna composto da Stefania Pedretti e Bruno Dorella si sprofonda in abissi post apocalittici densi e sulfurei verso cui le ossessioni da pandemia fanno letteralmente un baffo. L’alienazione non è contingenza ma attitudine, sopravvivenza, stile di vita. Avant rock in decomposizione che si contamina con sludge, elettronica horrorifica, melme sonore mutanti e scurissime, la versione italica e più asciutta dei tanto amati e blasonati Gnod. La fine del mondo come non la conosciamo, e come gli OVO predicono da ormai circa 20 anni.

KING KRULE – „Man Alive!“ (True Panther Sounds/Matador)
In realtà, se vi siete persi il nuovo album di Archy Marshall probabilmente vivete su Marte e pertanto non avete bisogno di banali consigli d’ascolto come antidoto al virus. E però, in una lista con gli album più interessanti usciti dall’inizio del 2020, sarebbe un errore non inserire il ritorno del bluesman alcolizzato (che ha ribaltato i canoni del pop) più giovane del Pianeta Terra. King Krule ha la voce meno lurida e nasale dei primi due album, eppure non cede alle lusinghe del mercato. Fosco, psicotico, urbano, il soul di Archie è ancora inquieto, sonorizzazione intima e frammentaria del presente.

ADRIANO ZANNI – „passato, presente, nessun futuro“ (Under My Bed Recordings)
Adriano Zanni è uno scienziato, del suono e della fotografia. Uno di quelli che senza troppe chiacchiere ma con un minuzioso e accurato lavoro empirico, vi porta sul luogo del delitto, spinge play e vede l’effetto che fa. Il suo lavoro di raccolta di field recording e di allucinata materia sonora analogico-digitale rievoca il passato, il mistero, le inquietudini, ma anche le vibrazioni del reale (soprattutto in natura). Le concretizza, le mette davanti ai nostri occhi e orecchie. Spegnere la luce, ascoltare con attenzione, affrontare gli spettri e le ossessioni e rimetterle nella giusta prospettiva (preziose e rare occasioni di vederlo dal vivo nel mese di marzo, in occasione delle Boring Machines Night).

THE HELIOCENTRICS – „Infinity of Now“ (Madlib Invazion)
Se tornare ad ascoltare con calma un disco per intero è una delle opportunità offerte dalla mancanza di „eventi“ o comunque un ottimo antidoto alla paranoia, ascoltare gli Heliocentrics è il primo passo verso una più duratura e consapevole pace interiore. Altro gioiellino di jazz cosmico fluido e paranoia free dall’ensemble guidato dal mitico Malcom Catto. Attenzione: contiene alto tasso di contaminazioni dal mondo.

SCOSSE ELETTRICHE – „Scosse Elettriche“ (ADN Records)
Con Scosse Elettriche arriviamo al livello successivo. La paranoia è solo un ricordo lontano, qualcosa di grottesco e scomposto che non ci appartiene più. Con Scosse Elettriche siamo in direzione atarassia, totalmente fuori dal tunnel dell’allarmismo compulsivo e della leggerezza peciona, in un equilibrio perfetto tra consapevolezza e improvvisazione. Il maestro dell’elettronica avant e liquida Riccardo Sinigaglia (componente del progetto magico Futuro Antico) incontra la batteria di Davide Zolli (in pausa da Squadra Omega). Il risultato è un flusso di coscienza tra psichedelia, jazz ed ambient che apre la mente e la fa respirare, ristabilendo armonia e proporzioni. Ascolto consigliato da 0 a 100 anni, in Italia a marzo per (almeno) due date live, a Roma e Perugia.

MILITARY GENIUS – „Deep Web“ (Unheard of Hope)
Se non avete ancora intercettato l’esordio a nome Military Genius siete in parte giustificati, l’album esce ufficialmente a inizio marzo ma ormai il buzz underground è cominciato da tempo (e lui è passato a farsi un giro in Italia giusto un attimo prima del Coronavirus). Un collage rarefatto di ambient spettrale, jazz visionario e cinematico, incursioni nell’elettronica lo-fi e fantasmi che si muovono in danze circolari, rievocando lo spirito di qualche soulman scaraventato in scenari post industriali. Abbassate le serrande, preparate un drink e aspettate che Alan Vega venga, pure lui, a farvi visita.

GIGI MASIN – „Calypso“ (Apollo Records)
Ci perdonerà (forse) il compositore veneziano se introduciamo „Calypso“ come il disco perfetto se avete scelto di trasformare l’astinenza da eventi nella vacanza da sogno al mare che non avete mai fatto. Il nuovo album di uno dei maestri dell’ambient italica vi trasporterà sulle spiagge della Grecia senza il bisogno di cartonati esotici e cocktail fruttati, portando il profumo dell’acqua salata, la rilassatezza e il fascino della mitologia greca dentro le vostre narici ma soprattutto dentro le vostre orecchie. Onde ambient, caldi tramonti mediterranei, Brian Eno e Laurie Spiegel che fanno il bagno nelle acque calme di Ogigia. E poi in arrivo una data unica a Milano a cui arrivare assolutamente preparati.

SIX ORGANS OF ADMITTANCE – „Companion Rises“ (Drag City)
Non abbiamo dato alcun senso particolare all’ordine di questa lista, ma la chiusura (del cerchio) con il ritorno del progetto di Ben Chasny ci riporta sul piano dell’equilibrio cosmico, del viaggio interiore, della solitudine come ricchezza, della dimensione rassicurante del folk ma pure un po‘ visionaria e sci-fi della psichedelia, della coesistenza pacifica tra analogico e digitale. Chiudere con il nuovo album di Six Organs of Admittance è come approdare in un porto sicuro dopo un giro più o meno lungo fra rinunce e peripezie.

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Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-03-01