Negli ultimi anni ci eravamo abituati a mettere in discussione l’idea canonica di museo, vale a dire un luogo in cui si entra e si segue un percorso prestabilito per vedere opere disposte secondo una determinata successione, tematica o temporale. Ci eravamo abituati a vedere collezioni permanenti ribaltate, a veder dialogare classico e contemporaneo, a sfruttare gli spazi antistanti agli edifici museali come piazze, a staccare biglietti non solo per esposizioni, ma anche per proiezioni, concerti o addirittura festival. L’emergenza Covid sembra aver rimesso in discussione tutte queste dinamiche obbligando, in nome del distanziamento sociale, al ritorno a un „ancien régime“ fatto di visite (ancora più) in solitaria e a tu per tu con le opere esposte. O forse no? Abbiamo chiesto alle direttrici e ai direttori di quattro tra i principali musei di Roma quale sarà il futuro immediato delle istituzioni che guidano e come cambierà l’idea di museo nei prossimi anni.
ANNA COLIVA – GALLERIA BORGHESE
„La Galleria Borghese riaprirà ed è strano che si debba fare un annuncio in modo solenne: questo ci fa capire che siamo in una condizione speciale. Non è mai avvenuto a memoria delle attuali generazioni che tutti i musei del mondo abbiano chiuso per la stessa causa. Questo presuppone qualcosa di così anomalo che provocherà dei cambiamenti radicali: è una situazione nuova per tutti. L’unica certezza è quella che dovremo garantire ai visitatori e ai lavoratori la massima sicurezza e questo lo faremo tramite i protocolli definiti. Subito dopo dobbiamo ripensare ai caratteri del museo che questo momento ha reso indispensabili: la Galleria Borghese è stata chiusa, ma non inattiva, ha continuato a produrre, a lavorare, ha attirato l’attenzione e la partecipazione di migliaia di persone a distanza tramite le nuove tecnologie digitali. Alla riapertura mancheranno i grandi flussi, quella delle masse enormi e la cui mancanza può dare infinite possibilità benché le conseguenze economiche saranno inevitabili. Ma l’opportunità di oggi è quella di vivere il museo come era vent’anni fa e non immaginavamo potesse capitarci. Pretendiamo dal museo ora che ci ridia questa opportunità con intensità e cioè un conforto spirituale totalmente individuale. In questo periodo abbiamo lavorato molto per andare a casa delle persone tramite i canali social del museo. Con la riapertura la possibilità è data a tutti i visitatori che possono fare una esperienza eccezionale: di godere e pretendere un lusso ineguagliabile e cioè di sentire la differenza tra la nozione, l’immagine, la suggestione e l’esperienza vera. È un privilegio per tutti, un lusso di massa. Potremo sperimentare il piacere del contatto vero, fisico con l’opera d’arte, in un museo vuoto, silenzioso, accogliente. Bentornati a tutti“.
BARTOLOMEO PIETROMARCHI – MAXXI ARTE
„Le prospettive future del MAXXI e più in generale delle istituzioni culturali a livello locale e globale, sarà uno dei temi principali del festival che stiamo programmando per il 18 giugno. Tante sono le questioni da affrontare e le nuove riflessioni che questo lungo periodo di reclusione, distanziamento sociale, paura e accelerazione verso il digitale ha generato. Ci stiamo lentamente risvegliando in un mondo in cui siamo sospesi tra abitudini e concezioni del passato e un nuovo futuro che è tutto da immaginare. Sarà molto interessante poterci confrontare insieme a intellettuali, artisti, direttori di musei, su nuove idee, spazi e modalità per comunicare, creare e relazionarci durante e dopo la fine di questa situazione di emergenza. Al MAXXI stiamo già riflettendo su questi temi immaginando di potenziare gli strumenti di dialogo e mediazione con il pubblico. Il riscontro che il palinsesto #iorestoacasa con il MAXXI ha avuto è stata molto importante, ben 13 milioni di visualizzazioni per parlare di numeri, e sicuramente continueremo a sviluppare il potenziale dei nostri canali di comunicazione che permettono soprattutto ai giovanissimi di avvicinarsi ai contenuti del museo. Nella gradualità della riapertura, stiamo pensato di valorizzare ancora di più la funzione sociale del museo, ripristinando i precedenti spazi dedicati allo studio e alla ricerca – come la nostra biblioteca che riapre dal 19 maggio – e valorizzando un’esperienza del museo più attiva e partecipata. Tra le iniziative in cantiere, abbiamo un progetto rivolto ai ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado che potranno venire al MAXXI per seguire le lezioni on line, con il proprio computer, in postazioni di studio predisposte in un ambiente sicuro e accogliente. In merito alla programmazione espositiva, siamo già a lavoro sul 2021 e ovviamente su tutti i progetti in calendario per il 2020 come la mostra dedicata al decennale del museo, un festival on-line con contributi di artisti, curatori, architetti, intellettuali, direttori di istituzioni
italiane e internazionali per celebrare i 10 anni del Museo, il nuovo allestimento della collezione „senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio“, che aprirà al pubblico dopo l’estate, il nuovo focus sugli archivi, la nuova edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, solo per citarne alcuni, e soprattutto l’apertura del MAXXI L’Aquila. Infine, per l’estate stiamo inoltre pensando a diversi eventi da organizzare soprattutto all’aperto, sulla piazza del museo, e speriamo che l’evolversi positivo della situazione attuale permetta anche di riprendere la programmazione di talk e incontri
CESARE PIETROIUSTI – PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI
„Siamo riusciti a ottenere la proroga delle due grandi mostre, „Metropoli“ di Gabriele Basilico, e la retrospettiva di Jim Dine, che siamo stati costretti a chiudere ormai più di due mesi fa. Siamo felici, quindi, di poter di nuovo offrire al pubblico l’opportunità di visitarle. Nel frattempo, oltre ad avere, come un po’ tutti, cercato di convogliare online i contenuti, tanto relativi ai progetti in corso che ai materiali dell’archivio, abbiamo ricevuto una proposta da parte dell’artista Miltos Manetas, che, insieme a lui, abbiamo declinato in modo particolare. Manetas, già prima della quarantena planetaria, aveva deciso di dedicare il suo lavoro di pittore – un quadro al giorno – alla particolarissima condizione di un uomo, Julian Assange, che rischia la pena di morte per avere deliberatamente e ostinatamente scelto di divulgare dei segreti (altrui). Questi piccoli ritratti a olio su tela vengono, appena fatti, mostrati dall’artista sul suo canale Instagram, e donati alla prima persona che li chiede. Prima o poi, prenderanno quindi le loro strade verso chissà dove. Abbiamo deciso di esporli, in una mostra allestita nella Sala Fontana del Palazzo delle Esposizioni, che non aprirà “fisicamente” al pubblico, anche quando le sale espositive potranno ricominciare ad accogliere i visitatori. “Condizione Assange – una mostra che apre per restare chiusa”, suona come un paradosso, una contraddizione in termini. Io spero che questo paradosso sia un contributo a una necessaria riflessione sulla incredibile situazione in cui miliardi di persone hanno vissuto e stanno vivendo. Una situazione che offre la difficile ma preziosa opportunità di fare esperienza di un’incertezza profonda, quella che in genere è obnubilata dalla fretta e dall’affastellarsi degli impegni, ma la cui essenza ci segna autenticamente, dove c’è generosità e gioia, ma anche paura, forse vergogna, e coscienza della finitudine. Una mostra di quadri “in quarantena”, che ritraggono tutti un uomo che è una specie di icona dello svelamento e della resa al silenzio, della sovra-esposizione mediatica e del segreto più imbarazzante, vuole segnalare l’importanza di quelle zone oscure. Un’istituzione che promuove un’operazione del genere vuole comunicare che la conoscenza e la bellezza, oggetto della ricerca artistica, sono generate anche dalla presenza di ciò che è nascosto e dalla potenza che sta dietro a ogni forma di silenzio.
LUCA LO PINTO – MACRO
„Dal 18 maggio potremo rimettere in moto i lavori di restauro che abbiamo dovuto interrompere a inizio marzo, per poi inaugurare, speriamo durante l’estate, nel mese di luglio, la mostra-manifesto Museo per l’Immaginazione Preventiva – Editoriale. La nostra apertura coinciderà con una mostra che anticipa, attraverso quasi sessanta opere, i linguaggi e i percorsi di Museo per l’Immaginazione Preventiva e che era già pensata per riscoprire e riappropriarsi degli spazi del museo, anche se in un senso diverso. L’estate è quindi l’orizzonte rispetto al quale stiamo riconfigurando l’avvio della programmazione, lavorando sull’architettura – una mostra che si dilata in tutti gli spazi, anche non funzionali, del museo – sui formati – una mostra intesa non come evento, ma come un processo che si articola nel tempo, anche di fronte all’evenienza che non tutte le opere potranno arrivare da subito – e sulle modalità di fruizione – un museo gratuito, in cui ognuno può navigare costruendo le proprie modalità di visita. Su questi stessi principi stiamo pensando altre iniziative, legate alle nostre aree all’aperto ma anche più in generale alla relazione con la città. Museo per l’Immaginazione Preventiva continuerà quindi a riflettere su un modello di museo che mette al centro gli artisti, fedele ai suoi formati, ma sempre pronto a ripensarsi in questa prospettiva. E lo farà a maggior ragione di fronte alle nuove e più radicali trasformazioni che stiamo vivendo. Lo stesso avviene sul nuovo sito museomacro.it, da poco online, e su tutti i nostri canali digitali„.