Ci siamo immaginati la città come un unico, grande ristorante. Di quartiere in quartiere abbiamo mappato alcune attività resistenti che vogliamo supportare, selezionando – simbolicamente – un piatto o un drink a locale. Il bar dove hai rimorchiato quella sera, la trattoria dove hai fatto il bis di mondeghili, il locale fighetto che non hai mai smesso di fotografare. Sono qui, ancora a infornare, impiattare o shakerare, si spostano in motorino o in bici e suonano il campanello di casa tua. Il menu del tuo quartiere è un gioco da scorrere, una fotografia semiseria del lato gastronomico della porzione di città in cui viviamo.
Se da un lato può sembrare che Isola sia diventata terreno fertile per la proliferazione compulsiva di dehors, pizzerie a tappeto e simil catene del cibo, dall’altro non bisogna dimenticare che qui di qualità e sostanza ce n’è. Insieme alle vecchie trattorie storiche – come Tomaso, Tiberio e La Cantinetta – inizia la sfilata del cibo più disparato, godurioso, internazionale che vi potete immaginare. È all’Isola che trova residenza il ramen più buono di tutta Milano, nelle sue infinite versioni, ed è sempre qui che nasce il primo gin della città distillato artigianalmente. Nessuna incoerenza: Isola è la prova che la cucina asiatica ma anche quella uzbeka possono convivere armoniosamente insieme all’ossobuco e ai fegatini. E vanno a nozze.