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Guida succosa ai migliori frullati, centrifughe e macedonie di frutta a Milano

Siamo alla frutta

Geschrieben von Ario Mezzolani il 22 Juli 2025

Milano ad agosto è una città rovesciata. I semafori sembrano accesi solo per sport, il silenzio è così forte che ti senti in colpa a camminare, l’asfalto sembra uno strumento di tortura e le vetrine chiuse ti fissano con lo stesso disprezzo di chi ha già lasciato la città. L’ultimo fuggiasco lo hai visto qualche giorno fa, che ti veniva incontro e ti chiedeva: «mare o montagna?» e tu volevi solo piangere. Tu che resti in questo girone dantesco assieme agli ignavi. Con il ventilatore che muove l’aria calda da destra a sinistra. Con la borraccia tiepida. Con la pelle bollente e l’umore che si scioglie come un gelato sotto il sole.

Non esistono soluzioni all’estate milanese: solo tregue. E la frutta, in questa apocalisse d’asfalto, è la tregua definitiva. È dolce, acquosa, pratica. Ti rimette in piedi con due morsi. Non promette miracoli: regala un attimo di refrigerio, e tanto basta.

La frutta è il contrario della Milano performativa: non chiede preparazione, investimento, fotogenia. Si prende così com’è. Al volo, in bici, seduti su una panchina, all’ombra di un tram fermo. È la risposta urbana a tutte le domande da caldo: «Cosa mangio?», «Perché sudo così tanto?», «Cosa posso ingoiare che non mi faccia sentire in colpa?»
E in fondo, cosa c’è di più radicale che sopravvivere all’estate mangiando melone da un bicchiere di plastica?

Non esistono soluzioni all’estate milanese: solo tregue. E la frutta, in questa apocalisse d’asfalto, è la tregua definitiva.

In tutto questo deserto di desideri, la frutta emerge come soluzione salvifica. Un gesto che ti risparmia l’incubo dei fornelli accesi. Eppure, nonostante tutto questo, nessuno ha mai fatto una guida seria su dove mangiare frutta a Milano.
C’è chi la compra sotto casa, chi la frulla a caso, chi la affetta con precisione da brunch. Ma nessuno — finora — aveva tracciato una mappa fruttariana per sopravvivere alle settimane più ostili dell’anno.

Quindi, casco in testa e motorino elettrico, ci siamo messi a girare per la città in cerca dei migliori luoghi dove mangiare frutta. Abbiamo divorato macedonie, bevuto frullati e risucchiato spremute di ogni genere. Siamo arrivati a stare male, per voi, sappiatelo (presto pubblicheremo la guida ai migliori cessi della città). Perciò eccovi una guida per regalare a voi, anime esuli e solinghe, buoni consigli e una medaglia alla resistenza.

 

 

L’Isola dell’Anguria

Nel nulla cosmico della nuova piazza Frattini – riaperta con la M4 ma ancora priva di una vera anima – spunta il chiosco di Samir, che ha preso le redini della storica insegna. Una certezza del Giambellino. Frutta a palate dal pomeriggio fino a notte fonda. Granite di pesca, anguria, melone e compagnia fresca. Di sera diventa ritrovo del quartiere: motorini che sgasano, coppiette che si limonano, gente che si riprende dalla giornata. Tutto ruota attorno a quel bancone di cornucopie di frutta dolce e rivitalizzante.

 

L’Angurieria di Piazzale Brescia

Un altro baluardo dell’anguria meneghina. Da due anni c’è Mimmo dietro al banco, ma il chiosco ha più memoria di metà città. Sforna frullati, macedonie e combinazioni improbabili con la calma di chi sa cosa fa. Lui ci propone un buon frullato al mango e lamponi. Davanti, dei tavolini sotto le fronde degli alberi di piazzale Brescia, vedono susseguirsi diversi personaggi: un tizio che mastica guardando il vuoto; uno che litiga con una fetta di cocomero; un piccione che aspetta il suo turno. Milano d’agosto in una scena.

 

L’Oasi del Fresco

Qui è sempre un po’ sagra. E va bene così. Due ragazzi si alternano al banco e ai tavoli: uno affetta frutta come fosse un samurai, l’altro serve bicchieri che trasudano frutta. Intanto Franco – il boss – gira tra i tavoli con le mani in tasca e controlla che tutti mangino tutto. Non deludetelo. Il posto è ombreggiato, l’aria gira, l’umore migliora.

 

Frueat

Chiosco decisamente più patinato rispetto agli altri. Ma la sostanza resta: frutta vera, matura, dolce. Fresca dalle cassette dei contadini. La titolare ci accoglie con entusiasmo e ci fa assaggiare il gelato alla pesca – una bomba. Gelato con frutta vera, non con quegli sciroppi che trovate in giro. Qui la frutta è una roba seria. E la trovate anche in formato aperitivo: fettone di pane, Philadelphia e frutta tagliata a pezzi. Ad accompagnare il tutto un mojito all’anguria che sa di ferie. Un’oasi urbana che fa il suo dovere.

 

Viel Gelati

Storica insegna bellunese che serve frutta esotica dal 1948. Oltre ai gelati alla frutta di stagione, il vero motivo per passare è la lista di frullati e centrifughe: lunghissima, rinfrescante, perfetta. Una scritta cacofonica al neon blu – “Frullati di frutta” – attira i fruttariani come mosche. Silvia, terza generazione della famiglia Viel, espone con orgoglio la targa di bottega storica e racconta come ogni mattina qualcuno della famiglia vada al mercato ortofrutticolo a scegliere la frutta migliore. Un rito quotidiano che si sente nel bicchiere.