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Il suono della Palestina a Roma

Sounds of Places, il progetto di ricerca curato dallo spazio di produzione artistica Wonder Cabinet a Betlemme, atterra al Brancaleone

Geschrieben von Giulio Pecci il 18 März 2025

Foto di Mikaela-Burstow

Nell’era di Instagram siamo abituati a ragionare visivamente: foto e video sono il nostro pane quotidiano, lo strumento di comunicazione più gettonato e immediato. È facile arrivare alla saturazione visiva, la desensibilizzazione anche alle immagini più forti e cruente. I suoni invece sembrano conservare un effetto diverso. Un urlo, un rumore forte, una sequenza di accordi perfetta, una voce rotta, una risata. Ci colpiscono al petto, ci tolgono il respiro nello spazio di secondi. Nell’era dell’alienazione, i suoni sono un vero e proprio strumento di resistenza, di rieducazione alla sensibilità e al tempo.

I suoni dei luoghi, „Sounds Of Places“, (SoP) è un progetto di ricerca e residenza che ne esplora l’estetica sonora dei luoghi. Lanciato dallo spazio di produzione artistica e culturale Wonder Cabinet di Betlemme, in Palestina, dopo un’edizione pilota svoltasi il 2 giugno 2024 nella Valle di Cremisan, oggi SoP arriva a Roma, con i suoni di Owais, Oussama Abu Ali, Abul3ees, Julmud e Adan Azzam, Mai Mai Mai. Nello specifico negli spazi del Brancaleone, grazie alla sinergia tra Radio alHara, Wonder Cabinet e il III Municipio di Roma, e grazie anche alla preziosa cooperazione di figure come Toni Cutrone (direzione artistica), Micol Meghnagi (coordinamento) e Valerio Renzi (comunicazione).

Dal 7 Ottobre 2023 le drammatiche immagini provenienti dalla Palestina sono diventate il nostro pane quotidiano. Un’ondata di orrore che ci continua a lasciare quasi storditi, con una serie di sensazioni che si avvicendano furiosamente: ingiustizia, rabbia, impotenza, commozione. „Sounds Of Places“ ha risposto a tutto questo con performance, improvvisazioni, conversazioni, eventi culinari e comunitari che hanno dato vita a un archivio di suoni, voci e dialoghi in grado di risuonare con altri ambienti e paesaggi, vicini o situati dall’altra parte del mondo. Lo ha fatto in un luogo iconico di suo, la Valle di Cremisan appunto: «un luogo di straordinaria biodiversità e profondo valore culturale, oggi schiacciato tra i due principali insediamenti dell’area di Betlemme, il muro che separa la città da Gerusalemme e il piano di annessione strisciante, portato avanti de facto dal movimento dei coloni con il sostegno delle forze militari israeliane», puntualizza Micol Meghnagi.

«A causa della rapida espansione degli insediamenti israeliani negli ultimi anni, l’area si ritrova sempre più isolata. Bulldozer e ruspe israeliane hanno già da anni iniziato a sradicare i suoi ulivi centenari e a demolire le abitazioni palestinesi nei villaggi limitrofi. Una prassi ormai comune nell’Area C, che rappresenta il 60% del territorio della Cisgiordania e che si trova sotto il totale controllo amministrativo e militare israeliano. Basti pensare all’area di Masafer Yatta, dichiarata zona di addestramento militare negli anni Ottanta per favorire l’espansione degli insediamenti illegali e rendere inabitabili le aree per i residenti palestinesi, o alla Valle del Giordano, dove decine di comunità vivono sotto la minaccia costante del trasferimento forzato».

La residenza, sviluppata nei primi mesi del 2024 presso il Wonder Cabinet, «è culminata in un programma pubblico di dieci giorni, e ha coinvolto artisti sonori, artigiani, designer, artisti visivi e le monache del Monastero di Cremisan. In parallelo a una serie di workshop, conversazioni, incontri culinari e attività di guarigione collettiva, sono state installate tre sculture sonore nel paesaggio», ricorda Toni Cutrone ovvero Mai Mai Mai, che a quella residenza ha partecipato di persona, attivamente.

Radio alHara è ormai una realtà sempre più consolidata per gli appassionati di musica. Negli ultimi anni in Italia è passata diverse volte, tra festival, eventi, curatele e dj set dei suoi fondatori. Wonder Cabinet invece approda da noi per la prima volta. Micol Meghnagi lo descrive come «un luogo di resistenza culturale in un contesto in cui l’occupazione militare israeliana tenta sistematicamente di isolare la produzione artistica palestinese, scevro da narrazioni didascaliche e imposizioni dicotomiche. Ha un approccio capace di unire mondi diversi, senza banalizzarli o farne caricatura per un più facile consumo internazionale». Dentro Wonder Cabinet che «sorge alle porte del checkpoint 300» trovano ospitalità diverse realtà, «lo studio di architettura AAU Anastas, lo showroom di Local Industries» e la stessa Radio alHara, «anime molteplici, tutte a firma Anastas».

Resistenza, appunto. Le voci dei giornalisti palestinesi sono silenziate ogni giorno di più e ogni azione che continui ad attirare l’attenzione svolge un ruolo importante. SoP ha messo dei «riflettori sulla valle, portando gente e pubblico e raccontando la situazione di questo luogo a livello internazionale», spiega Toni. I ricordi della residenza del 2024 poi «andranno sempre al momento difficilissimo che veniva vissuto in quel periodo, ad averlo vissuto personalmente e insieme a questo team di persone». Oltre all’attenzione, progetti di questo tipo possono scuotere chi vi partecipa attivamente o come pubblico. «Questa residenza è stata un po‘ come un „trigger“, una motivazione per attivarsi di nuovo e reagire a quello che stava succedendo, coperto da una coltre di rispettoso silenzio. Essere stato lì, lavorare insieme per innescare una reazione, nel nostro piccolo, è stata un’altra esperienza davvero forte».

Il progetto SoP sta inoltre iniziando a viaggiare. Una prima tappa c’è stata alla scorsa edizione di Le Guess Who, altre sono pianificate in giro per l’Europa. A Roma Toni dichiara il «desiderio di portare qui in città un po‘ di quello che è stato fatto a Betlemme. È la spinta per organizzare questo evento, una sorta di showcase per far incontrare le scene musicali e qualche protagonista, far si che il pubblico possa vedere e ascoltare qualcosa che altrimenti sarebbe di difficile fruizione». Cosa si ascolterà quindi? «Sarà un’immersione sonora in questa terra, attraverso le produzioni fatte sul campo durante SoP. Live, dj set, performance di danza, talk e incontri: sarà un viaggio tra tradizione e folklore musicale misto ad un’immersione nelle produzioni sperimentali palestinesi tra elettronica, dub e hip-hop. Un modo per avvicinarsi e osservare questi luoghi stupendi passando per le loro sonorità per godersi l’estetica sonora di questo luogo».

Sabato 23 ci si perderà quindi in un flusso unico che vedrà avvicendarsi sul palco senza soluzione di continuità Oussama Abu Ali, Abul3ees, Julmud, Adan Azzam, Owais, Mai Mai Mai, dalle nove di sera fino a tardi. Domenica invece otto ore di diretta radio con un ricchissimo programma di conversazioni e di selezioni musicali. Con la speranza che un evento del genere, come dice Toni Cutrone, riesca prima di tutto a sviluppare «connessioni, una solida rete che unisca persone attraverso l’esperienza diretta fatta attraverso musica e arte”, ma, soprattutto, rincara Micol Meghnagi, serva a “riempire spazi di comunità e per la comunità, in una città come Roma dove la logica della mercificazione e del profitto  ha ridotto all’osso i luoghi di aggregazione sociale; creare ponti che resistano nel futuro, oltre le coordinate fisiche e geografiche, in Palestina e con la Palestina».