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La Bovisa dei Makers

Dal post-industriale di Milano al polo per eccellenza di produzione digitale, dove ogni sogno diventa realtà

quartiere Bovisa

Geschrieben von Emilio Lonardo il 6 April 2022
Aggiornato il 7 April 2022

Foto di AGNEMAG

Giugno è un mese di transizione, quello che prende per mano la primavera e la accompagna nella sua trasformazione in estate, la stagione della rinascita compiuta, la stagione delle opportunità. Nei primi giorni di giugno 2021 su un muro della Via Cosenz, una delle strade della Bovisa nei pressi del polo universitario del Politecnico di Milano, è comparsa un’enorme opera di street art che recita la dicitura “Bovisa Makers”. È parte di un’operazione di arte urbana voluta dal Comune di Milano chiamata “Un nome in ogni quartiere” e che prevede di lasciare in ogni area della città un simbolo che ne valorizzi il nome e la vocazione. 

Prosumer di tutto il mondo: unitevi! 

La congiunzione appena raccontata sembra un auspicio per poter finalmente collocare la Bovisa all’interno di quella mappa della città di quartieri seducenti, ammiccanti, cool. In questo senso, eleggere Bovisa ad area con vocazione produttiva può sottendere un’operazione sineddotica. Il fare è alla base di tutto, il fare è la parte per il tutto, così come per i suoi abitanti ci si può chiedere se la Bovisa sia la Milano dei Makers o lo diventerà presto. All’interno di un perimetro ristretto, che ha come centro il Politecnico di Milano, il quartiere propone una moltitudine inarrestabile di spazi per la prototipazione, dal primo Fablab di Milano a una Ricicleria sperimentale di ultima generazione (Design Differente). Questo nuovo paesaggio infrastrutturale si fonda sui cambiamenti economici e sociali che da più di un decennio hanno modificato i modi del settore produttivo. Il mondo digitale sta infatti trasformando progressivamente, soprattutto attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie manifatturiere, come la Fabbricazione Digitale (o Digital Fabrication), le attività di produzione a diverse scale. Se consideriamo poi che il consumatore finale (o consumer) ha sempre più la possibilità e la volontà di essere coinvolto in questi processi, trasformandosi in ciò che Alvin Toffler nel 1980 ha definito prosumer, è facile intuire l’importanza del ruolo dei makerspace all’interno di un tessuto urbano.

Foto di AGNEMAG
Foto di AGNEMAG

Il motivo per cui la Bovisa sia stata eletta, in questa senso, a luogo ideale da molti imprenditori (ovvero la crasi tra imprenditori e produttori) è presto detto: la disponibilità di grandi spazi post-industriali a prezzi bassi, l’aria di periferia ancora un po’ sgangherata e lontana dalla mondanità, la vicinanza a un polo universitario di fama mondiale e la facile raggiungibilità (a dispetto della credenza popolare che il quartiere sia una landa desolata per raggiungere la quale ci sia bisogno di intraprendere un viaggio paragonabile a quello di un novello Cristoforo Colombo alla ricerca delle Indie), costituiscono gli ingredienti ideali da miscelare e presentare sotto forma di oggetti stampati in 3d, tagliati a laser, termoformati o qualsiasi altra tecnica vi venga in mente per dare forma tangibile alla vostra idea. Ecco, in questa frase può essere riassunto lo spirito della Bovisa dei Makers; qualsiasi idea abbiate in mente di realizzare, passando dalla Bovisa, potrete tornare a casa avendo qualcosa di concreto tra le mani.

Come in un teatro totale della produzione, ogni persona può essere allo stesso tempo attore e spettatore, può produrre e farsi produrre.

Tutti i Makerspace presenti nel quartiere, così come quelli che ci sono in altre parti della città o in giro per il mondo, sono accomunati da alcuni servizi che offrono, ma ognuno di essi, poi, ha cercato una sua unicità, un modo di fare, per poter essere riconosciuto come unico. Le caratteristiche ricorrenti sono soprattutto relative al fatto che attorno ad ognuno di questi spazi ruoti attorno una community costruita nel tempo, di persone che nello spazio trovano, ricevono, ma danno anche. Come in un teatro totale della produzione, ogni persona può essere allo stesso tempo attore e spettatore, può produrre e farsi produrre, a seconda delle competenze e della strumentazione a disposizione. 

Foto di AGNEMAG
Foto di AGNEMAG

Altra caratteristica comune a questa tipologia è la parte di formazione, offerta che si declina a diversi livelli e focalizzata a diverse tematiche, ma comunque costantemente offerta ed erogata. Che si voglia imparare a codare per programmare un sistema di calcolo autocostruito, imparare a costruire e pilotare un drone o realizzare una propria borsa, all’interno di questi mondi produttivi 4.0 di può uscire con nuovi bagagli, fisici e concettuali.

In ogni caso, in ognuno dei makerspace è possibile gestire il processo dalla sua ideazione grazie alla consulenza di chi lavora costantemente nello spazio e la presenza di postazioni di coworking, fino alla realizzazione attraverso la combinazione delle tecnologie a disposizione; che ci si debba avvalere di subtractive manufacturing (manifattura per sottrazione, a cui appartengono tecnologie come il taglio laser e le varie tipologie di frese a controllo numerico), di additive manufacturing (ovvero i vari tipi di stampa 3d), di reverse modeling (attraverso scansioni tridimensionali), i makerspace della Bovisa sono i luoghi adatti. 

Ma i makerspace sono anche una rete di collaborazione e allora vediamo quali sono le caratteristiche peculiari dei principali spazi produttivi 4.0 del quartiere.

Un polo glocal 

Fablab Milano, si trova all’interno di BaseB, al lato ovest della Bovisa tagliata in due dalla rete ferroviaria, e fa parte della FabLab Network, una rete globale nata 10 anni fa da un’idea di Neil Gershenfeld, direttore del Center for Bit and atoms (CBA) di Boston. Lo spazio è pensato come un luogo di condivisione e coworking, in cui mettere in relazione studenti e aziende, artigiani e imprese, facilitando lo scambio di idee e di nuovi progetti.

La ricerca prima di tutto

Polifactory è il makerspace del Politecnico di Milano. Inserito all’interno del Campus Durando (Via Durando, 10), è un luogo aperto, in cui indagare gli scenari futuri della manifattura avanzata con un focus sul design dei prodotti-servizi ad alta interattività. Alla base di tutto, però, non può che esserci la ricerca, fatta su tecnologie e modelli di produzione che più caratterizzano l’evoluzione della società contemporanea.

Facciamolo, ma facciamolo insieme

WeMake, situato in via Guerzoni 23, è un laboratorio accessibile a tutti, uno spazio condiviso che mette a disposizione della community macchine e strumenti per alimentare progetti individuali e condivisi; questo avviene anche grazie alla promozione di progetti di social impact, i quali si contraddistinguono per il coinvolgimento di comunità che condividono conoscenze e competenze.

Tra analogico e digitale

Makers Hub ha, come sua vocazione, quella di unire due mondi apparentemente antitetici. Entrando nello spazio di Via Cosenz 44/4, la prima domanda che sorge spontanea solitamente è qualcosa di simile a: “cosa diavolo ci fanno una stampante a caratteri mobili Heidelberg del 1949 e un laboratorio di pelletteria di fianco ad una stampante 3d ed una macchina per il taglio laser?” La risposta la si ritrova nello spirito di collaborazione che si può respirare passando qualche ora all’interno di questo makerspace che ospita anche startup innovative, una falegnameria e diverse postazioni di coworking

Gli ultimi saranno i primi

Design Differente, in Via Grazioli 73, è l’ultimo tra i makerspace nati in Bovisa e si focalizza in maniera verticale sul tema dell’economia circolare. Ha l’obiettivo di connettere la cultura del fare dell’area con il tema della sostenibilità, promuovendo un nuovo design che parta dal riutilizzo degli scarti per dare loro una nuova dignità, un nuovo scopo, una nuova vita.