Quando aprì, dieci anni fa, Milano non era così glamour e i turisti non ci venivano tanto, e in generale il mondo rabbrividiva sotto le bastonate della crisi finanziaria, perché le banche non erano ancora state salvate (si stava meglio quando si stava peggio, tanto per citare gli immortali Squallor). Quindi quando Mirko Rizzi ha cominciato ad animare la città con le prime mostre e performance, con un ritmo sempre più serrato negli anni, è stata una festa. «C’era una volta un mondo fantastico in cui arte e moda andavano a braccetto lungo le vie del concetto e dell’innovazione. Poi sono arrivati i soldi e con loro tanti aspetti che con arte e moda c’entrano poco. Per fortuna ogni tanto qualche voce fuori dal coro arriva, ed ecco che qualche mese fa quelli di Marsèll aprono la Marsèlleria, luogo di ricerca e (incredibile ma vero) simpatia! E che cosa succede? Che nonostante un paio di proposte eccellenti (Canedicoda e Vascellari) non se n’è accorto quasi nessuno. Siamo pazzi?». Argomentava nel 2009 Miss Panda sulle nostre pagine. Ma subito dopo se ne sono accorti, eccome se se ne sono accorti.
Oltre a Canedicoda e Vascellari, presenze costanti in tutti questi anni, sono passati da via Paullo e poi, dal 2016, anche dal Paradise di via Rezia, due passi più in là, Carlos Casas, ZAPRUDER, Invernomuto, Luigi Presicce («Dicono che se nomini tre volte Presicce di fronte allo specchio a mezzanotte a un certo punto ti compaia riflessa l’immagine di Hiram Abif, architetto culto nell’immaginario massonico, solo che poi non lo riconosci e magari fai una brutta figura» diceva Lumpa sempre su Zero, consigliando caldamente di colmare l’ignoranza recandosi alla sua mostra), Daniel Gonzalez, Riccardo Benassi, Lorenzo Senni, Pino Pipoli, Davide Savorani, Invernomuto, Dafne Boggeri, Ettore Favini, e più recentemente Rä di Martino, Serena Vestrucci, Luca Trevisani, Masbedo, Rose Bouquet, Matteo Nasini e molti altri: 100 mostre e più in 10 anni, mica cazzi.
In questo tempo sono cambiate molte cose, nella città e nel mondo dell’arte: lo skyline, le grandi fondazioni private, il pullulare di mille nuovi spazi giovani, dipendenti e indipendenti, per lo più ambiguamente sospesi tra le due condizioni, i turisti, la follia alimentare e l’ossessione dei cocktail, il sottofondo simile a preghiera dei messaggi vocali, la diffusione di Tinder, e pure Marsèll, che si è evoluta, naturalmente. L’esperimento della Marsèlleria si conclude qua, Mirko Rizzi prende un’altra strada. In bocca al lupo e soprattutto grazie.
Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2018-11-16