Fuori piove. Noi sediamo al Bar Basso e il cameriere ci guarda con aria professionale: “Prendete altro?”.
Proprio perché il locale trasuda un’eleganza che non ci appartiene, qui scompariamo tra la folla senza problemi e discutiamo del progetto. Guy mi mostra la sua carta d’identità siccome “è davvero il mio nome!”, mentre le birre, solitarie e mezze vuote, ci riflettono dal tavolo. Così ne chiediamo subito un’altra a testa e riprendiamo dove eravamo rimasti.
Tra voli pindarici eseguiti con tanto di piroetta carpiata e sorrisi di complicità, io e Gu-… anzi no, io e Nokia Bastardo ricomponiamo il puzzle della sua creazione. Ed è proprio a partire dal nome che iniziamo, in bilico sul fil rouge che piano piano si dipana: “Nokia” perché le foto che scatta ai rave e ai party più autodeterminati di Milano sono fatte col cellulare che la nonna disconosce con tutto il cuore; “Bastardo” perché questo è l’anatema che alcune persone gli urlano a squarciagola quando li assale con il flash dello smartphone per scattare col Nokia (così vecchio, che non ha il flash?!). Dal racconto, me lo immagino come un minatore che irradia con il caschetto gli animali notturni, nascosti in piena vista dalla coltre buia di mamma caverna.
Nokia apre il suo account quasi per noia, quella specifica che conosce solo chi ha vissuto la propria adolescenza in campagna e sogna la città. E fin da subito la posta in gioco si rivela alta, una sfida da affrontare con carattere. Perché ci vuole carattere ad avvicinare frotte di sconosciuti in festa, chiedere il permesso di scattare una foto e sparaflashare le stesse persone di conseguenza per ottenere quel risultato grezzo che poi modifica con qualche piccolo effetto dell’iPhone. E che subito salta all’occhio, quando si scrolla imbambolati il profilo @nokia.bastardo.
Sfondare la barriera interpersonale per rinascere nel tête-à-tête con un altro essere umano.
Questo modus operandi sembra funzionare alla grande. Di più: l’esperienza accumulata negli anni spesi a frequentare la scena gabber del Nord Italia si rivela utile per costruire quella base di coraggio su cui si regge il progetto ad interim. Quella che gli permette di approcciare tutti i soggetti interessanti, sfondare la barriera interpersonale per rinascere nel tête-à-tête con un altro essere umano. E infatti, la musica che preferisce ballare è proprio l’hardcore.
«Quasi sempre divento amico di quelle persone», continua «ma verso alcune di loro ho una paura istintiva ad avvicinarmi, anche se poi mi faccio coraggio e scatto». Addirittura, il progetto lo ha aiutato a ritrovare la giusta motivazione per frequentare ancora i party con una certa assiduità.
Ballare non bastava: più serate frequentava e più cresceva la necessità di raccontare a modo suo cosa aveva scoperto, di svelare al mondo la controversa bellezza della vita notturna. Perché è proprio in queste occasioni che, secondo Guy, lasciamo emergere la forma più pura di noi stessi, liberando i nostri demoni interiori su assordanti ritmi primordiali. Così, come nel meme You’re in the bathroom at a party, stavolta la musica è il sottofondo in uno scenario accessibile a tutti. Alle persone, ai legami spontanei che si creano, all’empatia che gli sfrontati detrattori della vita notturna stupidamente sottovalutano in questi scenari.
I locali dove si va a caccia di sangue fresco sono i vari Distretto Industriale 4, Q Club, Silicone Club, Il Tempio del Futuro Perduto, quindi mettetevi in ghingheri se mai doveste passare di lì. Sempre alla ricerca dell’intimità fotografica, Nokia vaga tra la pista più irriverente, dove la musica detiene la corona, passando per la zona lounge e perfino i bagni. Ed è facile individuare le prede: l’unico vizio di gusto è la stravaganza. Mentre per la pagina S’Gabber e alcune realtà di casa (in provincia di Cremona) realizza anche video coerenti con l’allure “nostalgia 2000” delle foto, ma girati con una videocamera. Alla fine il dove conta poco, perché c’è sempre un soggetto che vorrebbe fotografare o inquadrare. L’importante è mimetizzarsi come Ditto e infiltrarsi tra le persone, essere partecipe della loro umanità, scoprirne l’interiorità, non importa la fatica. E catturare l’essenza acida del momento, tramite l’occhio vintage del vecchio cellulare.
Torniamo subito in noi. Scherziamo che, per quanto hardcore, il suo progetto sarebbe più hard-de-core. Ci avventuriamo in territori nuovi, quelli dell’ispirazione che accende i cuori e bacia i creativi con le labbra dell’originalità. E non c’è da stupirsi che il top artist di un tipo come Guy sia Bello Figo. «Perché a lui non frega nulla, fa quello che gli piace». Mi trova pienamente d’accordo.
La moda sembra essere l’ingrediente principale, la materia che studia e in cui spera di realizzarsi davvero. Poi, ci sono le influenze della cyber cultura, l’estetica degli schermi, che rimarca la distopia del rapporto simbiotico sviluppato dagli individui con Internet e le sue declinazioni. Tutto il mondo di MTV, re indiscusso della teenage culture anni 2000. Condisci con qualche spruzzata di musica hardcore e Nokia Bastardo è servito!
Mi fa una foto bastarda e ci alziamo. Saluti per tutti, anche per la nonna.
A questo punto, Guy si dichiara: c’è amore dietro quello che fa. Per il mezzo (prima due Nokia 220 e ora un E71), per la città, per le persone. Tipo che avrebbe voluto fotografare il saluto romano di Musk, solo per il gusto di farlo. Rivelazione shock. Allora ringrazia sua nonna che non usa il cellulare, mi fa una foto bastarda e ci alziamo. Saluti per tutti, anche per la nonna. Non appena ci separiamo, ripenso già a quando mi diceva che lui è sempre al servizio del mezzo, del Nokia. Insomma, quel cellulare è il suo Dio. Fatevi trovare pronti quando gli sussurrerà di scattare ancora.