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Sport all’aperto: Camminare e correre

Ora o mai più: combatti il Coronavirus con l'attività fisica

Geschrieben von Simone Muzza il 26 Februar 2020
Aggiornato il 14 Mai 2020

Le disposizioni del Ministero della salute relative al Coronavirus hanno fatto chiudere palestre, piscine, centri sportivi: meglio non rischiare di mischiarsi i microbi nello spogliatoio e sugli attrezzi, di starnutirsi addosso dopo uno scontro di gioco, di stringersi la mano prima e dopo il fischio di inizio, mentre a dir la verità con la quantità di cloro che c’è nell’acqua delle vasche non si diffonderebbe manco la peste bubbonica, suppongo.
Don’t panic: lo sportivo non si ferma certo di fronte alla chiusura degli impianti, e fare dello sport all’aperto – nonostante la persistente aria pessima che si respira in città anche con la diminuzione del traffico automobilistico – fa bene al fisico e alla testa ancor di più in giornate in cui si è costretti a limitare le uscite, vuoi per la chiusura di scuole, cinema, musei, teatri, bar e discoteche, vuoi per lo smart working.
L’occasione è propizia anche per chi ha sempre voluto fare sport ma proprio non ci riesce, rimandando a oltranza quello che medici e scienziati, dai tempi dei romani se non prima, sostengono sia il segreto di una vita sana, felice e lunga il giusto: mens sana in corpore sano.

Proprio a quest’ultimi e a quelli che sono abituati ad altre attività fisiche è dedicata questa prima uscita sugli sport da fare all’aperto durante l’emergenza Coronavirus, con la speranza che finisca presto (il virus) e che continuino anche dopo (gli atleti). Agli scettici posso assicurare che camminando prima e correndo poi, in undici e passa anni da quando ho ricominciato a muovermi, ho preso solo due influenze brevi; ho smesso di alzarmi stanco; ho un metabolismo che mi permette di sgarrare a tavola e al bar ben più di una volta alla settimana; non mi sono mai fatto male; sopporto lo stress e gli stronzi molto di più; ho perso circa dieci kg; le persone che non mi conoscono mi danno spesso dai cinque ai dieci anni in meno (qualcuno anche di più, ma aveva interessi specifici); ma soprattutto ho imparato che correre e camminare sono due modi meravigliosi di godersi il mondo, a cominciare dalla città in cui vivo fino a tutti i luoghi che ho visitato in vacanza.

Quando corri, da cosa scappi?“ mi ha chiesto una volta un collega scherzando, ma la domanda mi è sembrata subito cruciale. Penso di averci rimuginato parecchio in questo decennio, soprattutto in quelle ore in cui superi la soglia della fatica e la mente vola da sola, non sei più consapevole di essere lì e ora, è una sensazione meravigliosa che ti potrebbe indurre a pensare alla risposta „scappo da me stesso“, eppure allo stesso tempo non ti sei mai sentito così vivo, e dunque proprio te stesso.

Ha scritto Haruki Murakami ne „L’arte di correre“, un libro da leggere e avere spesso a portata di mano:

“Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro”

E anche:

“Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io corra per raggiungere il vuoto. In quella sospensione spazio-temporale, pensieri ogni volta diversi si insinuano naturalmente nel mio cervello”

Ok, c’è chi scrive molto meglio di me, e pure chi corre molto più veloce e macina più chilometri, ma chi se ne importa? Questa mattina sono uscito a fare jogging alle 7:30, ho incontrato i conigli selvatici, l’airone e qualche runner solitario, sono di buonumore.
Tutto questo per dirti che: non importa quanta strada farai la prima volta, e nemmeno l’ultima; non importa neanche se camminerai o correrai, o a quale velocità. Ci sono solo due cose fondamentali per iniziare questa attività e andare avanti senza problemi:

1) La gradualità: bisogna dare tempo al corpo e alla mente di abituarsi; ammazzarsi subito di fatica è irrazionale quanto deleterio. Il mio consiglio è quello di iniziare con cinque/dieci minuti e aumentare di pochissimo ogni settimana, e quando dico pochissimi dico anche solo trenta secondi, che moltiplicato per 52 settimane fa 1560, ovvero 26 minuti ogni anno (e scusa se è poco).
2) La costanza: non bisogna fermarsi mai salvo che per malattia, non ci sono scuse di lavoro, amici, fidanzati, vacanze, freddo, caldo, neve, pioggia, alcol o altro. Si esce un giorno sì e uno no tre volte alla settimana, punto.

Ci vediamo in strada, sui sentieri, in pista: sono quello senza cuffie e smartphone che saluta sempre per primo.

Contenuto pubblicato su ZeroMilano - 2020-03-01