Visto il caldo di questi giorni sarebbe stato bello pensare di poter addomesticare il sole e racchiuderlo in una rete metallica per renderlo controllabile e quindi più innocuo, un po‘ come fece – con tutti altri intenti e significati – Olafur Eliasson alla Tate qualche decina di anni fa. Ci „accontenteremo“ della strabiliante luna ideata dallo studio multidisciplinare fuse* che per tutta la durata di Videocittà sarà allestita all’interno del Gazometro: una sfera sospesa con un diametro di 20 m, proiettata su 360°, visibile gratuitamente da gran parte del territorio urbano.
„Luna Somnium“ è un buon riassunto di quello che sarà la rassegna ideata da Francesco Rutelli con la direzione creativa di Francesco Dobrovich: da un parte la „tradizionale“ esplorazione delle frontiere dell’audiovisivo, dei linguaggi e degli immaginari del futuro, dall’altra lo sviluppo di un concetto di transizione che riesca a coniugare due mondi apparentemente agli antipodi: natura e tecnologia. Temi di importanza cruciale – così come di assoluto rilievo saranno molti ospiti del festival – che abbiamo deciso di approfondire in questa intervista.
Dopo l'Eur Videocittà si sposta in un'altra parte di Roma, quasi confinante ma dalla storia e dalle dinamiche totalmente diverse. Prima di parlare del festival ti chiedo cosa rappresenta per te Ostiense.
Sono veramente molto attaccato a questo quadrante urbano. Qui conservo ricordi delle prime uscite la sera quando si incappava dopo la mezzanotte negli scarichi dei tir di ortofrutta ai Mercati Generali, le notti al Without, le corse sul bordo del Tevere. Per me però, Ostiense è soprattutto il quartiere dove ho coltivato la mia professione, con le prime occasioni di lavoro e poi la genesi di Outdoor Festival, quando nel 2010 avviammo quel processo di caratterizzazione attraverso la street art che ancora oggi ne segna le strade, profondamente marcate da quell’azione. Ostiense dunque è il quartiere del cambiamento, della creatività che sperimenta nuove forme di dialogo con il territorio, è il quartiere vivo che più di ogni altro accelera i processi di transizione fisiologici della città.
Passiamo al festival e a quello che è il suo act simbolico di questo 2022, l'installazione del collettivo fuse*. Prima di parlare del loro lavoro ti chiedo che sensazione si prova a entrare nel Gazometro e a guardarlo dal basso verso l’alto.
Una botta allo stomaco, forte, che mi ha fatto emozionare come poche altre cose nella mia vita. Il Gazometro è un simbolo iconico per tutta la città, soprattutto per chi abita il quadrante sud e per chi si fa trasportare da atmosfere urbane. Lo si vede sempre da fuori, per cui entrarci dentro è qualcosa di indimenticabile: è così alto che da dentro non riesci a curvarti al punto da vedere il cielo libero al centro della struttura. Premieremo tutti coloro che crederanno nella nostra offerta proponendo un’esperienza immersiva unica e irripetibile a livello internazionale.
Andiamo allora nel dettaglio dell'installazione, ce la puoi descrivere?
L’architettura industriale del Gazometro accoglierà per cinque giorni una sfera sospesa al suo interno con un diametro di 20 metri, proiettata su 360°, visibile gratuitamente da gran parte del territorio urbano. Videocittà offrirà anche la possibilità al pubblico di compiere una vera esperienza immersiva all’interno del reticolo metallico, completamente trasformato grazie a un sound spazializzato che trasformerà l’opera in un percorso altamente emozionale. L’installazione, dal titolo „Luna Somnium“, si ispira a quella che viene considerata la prima opera letteraria di fantascienza: un racconto scritto da Keplero in cui il lettore, insieme al protagonista, si ritrova sulla luna e guarda la terra con occhi diversi, un punto di vista inedito che mette in crisi convinzioni e certezze, stimolando una transizione verso un nuovo modo di percepire e vivere la realtà.
Una luna artificiale riassume bene le due anime di questa edizione: natura e digitale, con il concetto di transizione a fare da ponte tra i due mondi. Ci puoi raccontare di più di questo aspetto del festival?
Abbracciamo dei temi necessari per la crescita della nostra società e attorno a essi cerchiamo di articolare un programma di contenuti e azioni che diano al pubblico la possibilità di entrarci in empatia. La Transizione è un processo che, con visione strategica, pragmatismo, scelte condivise e partecipate, può portare concretamente alle necessarie innovazioni e a un nuovo e più radicale modo di interpretare il rapporto fra essere umano e ambiente. L’alleanza fra il nuovo pensiero ambientalista e lo sviluppo tecnologico è la premessa indispensabile per gettare le basi di un mondo nuovo, più smart, più aperto, inclusivo e sostenibile. Le immagini in movimento oggi sono il fulcro di uno dei processi di digitalizzazione più incredibili della nostra società, Videocittà è un osservatorio sulle nuove frontiere dell’industria audiovisiva contemporanea ed esplode tutto ciò in un programma reale, da vivere fisicamente e che sarà dunque il risultato tangibile di come, in fondo, la tecnologia sia nella nostra vita un elemento quotidiano. Noi cercheremo di renderlo il più sexy e incantevole possibile.
Roma è una città pronta a questo tipo di transizione?
Roma è pronta a tutto, basta credere nel progresso tecnologico, sociale e civile. Bisogna farne una ragione di vita e contribuire quotidianamente senza mai stancarsi di farlo.
C'è qualche altro act del festival che ti ha colpito o hai voluto portare con forza in questa edizione di Videocittà?
Ci sono due programmi del festival su cui stiamo lavorando con grande intensità. Abbiamo organizzato un format pensato per creare una connessione tra l’industria creativa del territorio e diversi talent scout internazionali e nazionali: una piazza di incontro e crescita professionale, Agorà. Ci saranno dei manager pazzeschi, qui a Roma, per incontrare professionisti che lavorano nella creatività, tra cui: Sandro Kereselidze, Founder & Chief Creative Officer di ARTECHOUSE; Julien Pavillard, Director of events and general coordinator di Fête des Lumières; Lorenzo De Pascalis, Company owner, creative director di Ombra Design. Chi assiste a questo programma gratuito, inoltre, ha anche la possibilità di restare con noi al festival. Poi ci sono i talk Generazioni dalla A alla Z a cura del critico Nicolas Ballario, che dialogherà con Oliviero Toscani, Camihawke, Eterobasiche, Legolize e Martelli che con Bello Bello ha fatto un disco pazzesco, oltre ad essere stato un trend topic su Tik Tok. E poi aggiungo la videoarte con Wu Tsang, per la prima volta a Roma, e Douglas Gordon con la proiezione di „Zidane: a 21st Century Portrait“. Un programma ricchissimo.
L'ultima domanda è per gli NFT, il fenomeno creativo più discusso degli ultimi due anni che sarà protagonista anche di Videocittà. Come ci si sta orientando in questo mare ancora sconosciuto, per esempio da un punto di vista curatoriale? È questa la direzione in cui andrà la creatività e l'arte digitale?
È un mare perché di fatto si tratta di una tecnologia la cui applicazione la stiamo vivendo in tempo reale. Come festival siamo chiaramente interessati a parlarne e osservarne l’evoluzione. Personalmente sono sempre attratto dal nuovo, mi incuriosisce e guardo con positività alle occasioni che scenari non battuti possono offrire, soprattutto nell’industria creativa. Immaginiamo oggi la musica, le serie e l’home entertainment in generale senza lo streaming. Oggi ci godiamo dei creativi che grazie al digitale sono totalmente liberi di esprimersi e catturano consensi presso audience internazionali, allargando il bacino di utenza in maniera importante. Con la tecnologia NFT possono tutelare il loro lavoro.