Geschrieben von Giada Biaggi il 24 November 2020
Aggiornato il 25 November 2020
Giorgia Fiore (Napoli, classe 1989) frequenta ingegneria, poi capisce che ai numeri e al calcestruzzo preferisce la moda e la seta, si diploma allo IED. Partecipa e diventa finalista di Project Runway Italia, da lì il Brand Giorgia Fiore, che oggi è diventato un modo creativo di collaborare con le aziende attraverso i social media. Dal 2013 ad oggi il web ha preso sempre più spazio nel suo tempo fino a diventare il suo lavoro; content creator di moda beauty e design a tutto tondo. Nel web e nella vita le passioni sono le stesse, moda, estetica e cagnetti. Milanese per scelta la città è il suo perimetro estetico; lo sfondo del suo street style (o dei suoi looketti come ama definirli con un twist vezzeggiativo). Da poco ha comprato casa in zona Navigli e in questa intervista ci dà dei shopping-tips davvero „a misura di quartiere“.
Milanese per scelta, la città è il suo perimetro estetico
Da non milanese di nascita, per te vivere a Milano è stata una scelta - la rifaresti?
Questa è una domanda su cui ultimamente mi interrogo spesso, io sono super stanziata a Milano e ho sempre pensato che sarei stata in pianta stabile; potenzialmente ad aeternum.
Ma la situazione attuale mi sta facendo molto riflettere; lavorativamente parlando Milano è la mia città. Forse più in là la lascerò; io e Milano staremo ancora insieme per un pò e non vedo l’ora di vederla riaccendersi.
Se il tuo quartiere fosse un capo che capo sarebbe?
Più che un capo un Looketto così come definisco i miei outfit in maniera vezzeggiativa; i navigli sarebbero un Looketto chic e che non impegna: tuta, cappotto lungo cammello e le sneakers giuste.
Oggi più che mai è importante comprare locale. Da quali negozi di vestiti ci consigli di comprare in questo momento di lockdown?
Da Bivio, stanno facendo un lavorone per vendere direttamente da instagram; è un posto perfetto per gli amanti del second hand. Poi adoro gli accessori di Un Petit Truc sur la tête, di Lorenzo Bises, fiocchi e scrunchies fatti a mano da lui in casa; più local di così si muore!
Shh Milano lo adoro; fanno intimo da lolita in materiali naturali e stupendi cashe-coeur. Sul versante decor consiglio Ted Milano per parati e tappezzerie per la vostra casa – ora che ce la godiamo di più e il caso di investirci. Infine il Calzaturificio Gallon; perché non c’è nulla di più chic e comodo di tenere delle friulane in casa!
Giorgia Fiore
Per mangiare invece qual'è il tuo tip d'asporto?
Allora io sono super fanatica del cibo orientale; Shri Ganesh è il mio indiano preferito, poi adoro anche La bentoteca e Tenoha Milano. Se voglio ordinare insieme ai miei figli pelosi allora prendiamo tutti un bell burger da Bun Burger che a Petra e Tyson (i miei cani) dà anche i biscotti quando ordini da asporto.
So che sei un amante del vintage soprattutto per la casa; qual è l'item secondo te da avere per sentirsi "più al caldo" tra le mura domestiche in questo periodo?
Amo avere pezzi vintage di famiglia in casa, adoro che ad esempio il mio specchio sia stato acquistato da mio nonno per mia madre e ora sia nella mia camera da letto o ancora il corredo di piatti acquistato da mia nonna materna per me, più caldo di avere pezzi scelti con amore da chi ti ama non riesco a immaginare nulla.
Come immagini il futuro della moda a Milano? Le Fashion Week esisteranno così come sono state lessicalizzate fino ad adesso?
Credo che le fashion week come le abbiamo vissuta fin ora, e per quanto fossero molto affascinanti nella loro essenza frizzante e carnevalesca, non la rivedremo per un bel pò. Detto questo dalle ultime mi rendo anche conto che non siamo ancora prontissimi per il digitale e che qualcosa di fisico debba ancora esserci anche perché io sono una tattile ho ancora l’esigenza di toccare i tessuti, provarne la mano come si dice in gergo, e vedere come si muovono indosso ad un corpo. Però non credo più nelle stagioni commerciali, vorrei che i brand tirassero fuori la propria identità stilistica e lavorassero su quello, e non su trend mordi e fuggi. Anche se ora siamo in un momento di austerity estetica, questo credo sia il macro trend, complici anche il ritorno del minimalismo di Prada fine Novanta inizio anni Zero – ma come dopo come ogni grande crisi ci sarà una voglia ritornare allo sfarzo. Almeno nei vestiti.