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HG / LF

Dal medioevo cavalleresco all'estetica del malessere

quartiere Navigli

Geschrieben von Piergiorgio Caserini il 21 Mai 2021
Aggiornato il 26 Mai 2021

Foto di Marco P. Valli

Seppure di Nuovo Medioevo e di Ere Oscure se ne parli tanto, una moda calata in questi temi non è comune. Sarà perché da un lato ci sono le armature, le maglie in cotto e via dicendo, e dall’altra una mescolanza sentimentale tra cavalleresco, decadentismo e disagio. Cose che qualcuno potrebbe scambiare per “costume”. Eppure è proprio con queste suggestioni che Lorenzo e Letizia hanno lanciato HG / LF, un brand giovanissimo che ripensa la moda per placche, vulnerabilità ed estetica del malessere.

Come comincia HG / LF?

Il progetto è nato a seguito dell’incontro tra me e Letizia. Decidemmo da subito di coltivare le nostre idee, le nostre sensibilità, cercando di definire un’immagine e uno stile che fosse affine a noi, che rappresentasse al meglio i gusti, le idee e le suggestioni di entrambi, il più aderente possibile alle nostre personalità. Così, di ritorno da un viaggio a Berlino, dove sviluppammo il concept, decidemmo di presentare la prima capsule social contexts. Per noi era ed è importante “attivarsi”, “aiutarsi”, iniziando dal proprio quartiere, e da lì fino all’infinito. Abbiamo scelto di intraprendere questo percorso, e tutt’ora siamo guidati da un forte senso di responsabilità verso quello che facciamo.

Insomma, siete nati e avete cominciato all’alba dell’anno pandemico. Bella fortuna, che avete fatto, come l’avete presa?

È stato un momento davvero duro a livello creativo, dato che sono proprio le Persone la nostra principale fonte di ispirazione. Le svariate personalità che incontriamo riescono a smuovere in noi la voglia di interpretare e sperimentare. Il nostro obiettivo è una crescita lenta ma consapevole e il fatto che tutto si è fermato ci ha permesso di riflettere ancora di più sui messaggi che vogliamo comunicare in futuro, indagando su tematiche fortemente intime e personali per indurre un profondo turbamento nella coscienza collettiva dominante. È bello pensare soltanto “all’estetica del messaggio”, alla comunicazione sana. Non c’è bisogno di alimentare il mercato con nuovi capi, piuttosto c’è bisogno di produrre contenuti. Vorremmo, passo dopo passo, diventare un riferimento per la nostra generazione, non solo a livello stilistico ma anche di etica e umanità.

Quali sono invece gli immaginari da cui HG / LF prende le mosse?

La centralità del progetto è rappresentata dagli Individui. Siamo affascinati dalle persone che preservano la propria unicità e attitudine, lasciandosi però contaminare da molteplici correnti culturali, artistiche e stilistiche. Preferiamo sempre chi è disposto a tornare al primordiale, all’intimità con sé stessi. All’interno della narrazione del brand emergono profondi riferimenti alla sfera esistenziale ed emotiva dell’individuo contemporaneo: millennial anxiety, angoscia sociale e la conseguente sfiducia nei confronti della modernità, assumono infatti, un’importanza centrale durante il processo creativo di ogni produzione.

Lo spirito del brand è costantemente avvolto da un’atmosfera nostalgica e sentimentale: una sensibilità analogica, un segno impolverato che resiste al tempo e rifiuta completamente i valori superficiali imposti dalla società digitalizzata imperante nel nostro tempo. Per contrapposizione alla frenetica omogenizzazione, poniamo la nostra attenzione sulla marginalità dell’apparato sociologico, contemporaneo e sulla forza comunicativa delle minoranze, definendoci Outsider.
 

D’altronde è evidente un certo richiamo medievalistico. E se proprio lo vogliamo dire in fondo da anni si parla di Nuovo Medioevo, di Nuova Era Oscura, con tutto un corollario piuttosto importante che ricorre nell’ambito del pessimismo, di un certo malessere che un po’ si vede nella vostra comunicazione, sbaglio?

L’ultimo lavoro, heal your wounds, è un’immersione viscerale nella tradizione stilistica medioevale. Il concetto di protezione e, in particolare, di armatura- storicamente utilizzata per difendere le aree maggiormente vulnerabili del corpo- diventa, infatti, oggetto di indagine per l’intero processo creativo. La provocazione attraverso la noncuranza, l’errore, la confusione dei generi sessuali e l’immaginario decadente sono gli elementi fondanti della sintassi stilistica che troviamo cuciti sulla pelle dell’individuo. Dal ‘Nuovo Medioevo’ all’attenzione al malessere dell’uomo di questo secondo millennio. É da qui che partiamo, dall’idea di un vestito che protegga e che espliciti le vulnerabilità, esattamente come le armature: maglie di metallo e piastre che proteggono le fragilità più esposte.

Insomma, ci siamo un po’ rotti il cazzo della positività che alleggia nelle cose; siamo dei feticisti del sentire, del provare emozioni.

 

Beh, per certi versi i Navigli ti spingono un po’ a ricercare la distinzione, con tutta la folla che c’è (c’era), no?

Ho sempre chiamato la zona sud di Milano che si estende fino la cerchia dei navigli, con le strade che si intrecciano fino a ticinese, la Kreuzberg di Milano. Proprio per la concentrazione di persone, di varietà, di creativi e di attivisti. É il quartiere di Milano che più rispecchia quest’aspetto. Abitandoci ti rendi conto che sembra veramente connessa con il mondo, tutto ti sembra raggiungibile. C’è tanta gente vero, molta omologazione certamente. Per questo bisogna essere bravi a osservare; con attenzione riesci sempre a trovare qualcosa di particolare e inusuale.

Ok, mi pare anche scontato chiederti quanto ti trovi bene qui, e allora ti lancio la sfida dell’episodio, dell’aneddoto: raccontami i Navigli con una storia.

I navigli per noi rappresentano la spensieratezza, passeggiare incontrando sempre quegli elementi umani o visivi, che ti fanno sentire a casa. Edifici vecchi, palazzi bassi, vicoli segreti attraversati da canali, i parchi e la pietra. Adoro alzare gli occhi e vedere il cielo incontaminato dai grattacieli di compagnie assicurative.  Per me la storia dei navigli è che i navigli sono un po’ un villaggio allargato, che ti stimola e ti protegge, ti fa sentire a casa senza confinarti all’interno delle mura frenetiche della città, dove tutto assume un aspetto più moderno. Ogni tanto passo a salutare Mauro, proprietario di una bottega di antiquariato – la sua voce calma mi racconta sempre qualcosa di nuovo e mai banale.

La cosa più simpatica successa è quando con il nostro amico, collega, nonché vicino di casa, Salvatore Vignola, siamo” salpati “con la nave da Darsena per destinazioni sconosciute. Erano le 7:00 della mattina. Orario e situazione perfetta per parlare di probabili collaborazioni!