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Radio Raheem

Da marzo 2017 è la piattaforma radiofonica indipendente che trasmette (via web) i suoni che nascono e passano attraverso Milano: Radio Raheem e la sua 'prospettiva cosmica'.

Geschrieben von Chiara Colli il 10 April 2018
Aggiornato il 13 April 2018

Geburtsdatum

1 März 2017 (7 anni)

Geburtsort

Milano

Attività

Radio

Da poco più di un anno, Milano ha un megafono che diffonde h24 i suoni della città. Si chiama Radio Raheem, e la sua vetrina situata sui Navigli permette di guardare all’intero – verso ciò che musicalmente nasce e cresce a Milano – ma anche all’esterno, da una prospettiva „cosmica“ privilegiata che apre a uno spettro sonoro variegato – al microfono e ai piatti si alternano gli „host“ residenti, ma anche un bel po‘ degli artisti italiani e internazionali che passano a suonare in città. Radio Raheem è un’esperienza di «comunità fisica e virtuale», un’intuizione semplice ma altrettanto illuminata, che ha precedenti all’estero ma non ha (al momento) uguali in Italia. Racconta la città musicalmente e culturalmente più dinamica d’Italia, dando voce alle realtà che qui fanno serate e concerti in spazi diversi tra loro, lasciando che prospettive altrettanto differenti (soprattutto quelle di giornalisti e dj) aprano nuovi orizzonti sulla musica del presente e del passato – e magari anche del futuro. Radio Raheem è l’idea di un collettivo di persone che da anni fanno cose in città. Con l’obiettivo di «Supportare i nostri ed essere aperti e curiosi su quello che succede nel mondo» è diventata un crocevia di good vibe che in un anno ha catalizzato una certa attenzione, pur non ponendosi artisticamente i limiti dettati dai numeri che affliggono la gran parte dei media (musicali e non) italiani. Passato il giro di boa del primo compleanno e la maratona folle di Milano Trasmette Milano, era ora di saperne di più. Ne parliamo con due dei fondatori, Marco Aimo e Giacomo Colombo.

ZERO: Cominciamo dalle presentazioni: chi sono i fondatori di Radio Raheem e da dove arrivano?
MARCO AIMO: Ognuno di noi arriva da mondi e professioni diverse, ed è forse questo uno dei principali ingredienti di quello che è Radio Raheem: io ho lavorato nella promozione e comunicazione di label indipendenti inglesi, Giacomo Colombo e Ambrogio Ferrario arrivano dal mondo del marketing e della comunicazione, Michele Rho è un regista, Diego Montinaro è da sempre nel mondo della musica come dj e produttore, mentre Paco Salvini in quello degli eventi. Alla luce di ciò, nella radio c’è una naturale divisione dei ruoli che deriva proprio dai percorsi che abbiamo avuto nelle nostre vite “professionali”, e questa oltre che un’avventura fatta di passione è di fatto una nuova avventura professionale.

Prima di Radio Raheem avete già condiviso delle esperienze insieme. Di che si è trattato e in qualche modo sono stati progetti che hanno gettato le basi e/o che avevano qualche affinità, come approccio e attitudine, con la Radio?
Siamo un gruppo eterogeneo di persone che viene da varie esperienze che si sono incrociate negli anni, a partire dalle prime edizioni di Audiovisiva – il festival organizzato da Esterni nel fossato del Castello Sforzesco dai primi Duemila, che ha ospitato tra gli altri i set di Modeselktor e Mouse On Mars. In seguito ci siamo ritrovati a lavorare insieme in mille atre situazioni della città, per finire con la rinascita del leggendario Sottomarino Giallo che abbiamo contribuito a creare (una buona parte di noi). Da milanesi doc siamo rimasti ben connessi al tessuto di molti attori che animano la cultura musicale di questa citta. A partire da molti anni fa con CCKZ, Opposticoncordi, Discosafari ed Esterni, fino alle recenti collaborazioni attraverso il progetto della Radio. Abbiamo attraversato almeno 20 anni di crew, collettivi e luoghi che hanno sempre cercato di tenere attiva la città.

Che senso ha la scelta del nome „Radio Raheem”?
GIACOMO COLOMBO: Radio Raheem è un personaggio di Do the Right Thing, il film di Spike Lee del 1989… Diciamo che il ruolo di Radio Raheem come radio/megafono della musica e della voce del quartiere – in quel caso Brooklyn – e la sua attitudine, ci ha messo tutti subito d’accordo.

La Radio ha appena compiuto un anno di attività. Come è nata, quale era l’idea in nuce e poi come si è sviluppata nel corso del tempo?
L’idea era nel cassetto da alcuni anni e ci è voluto del tempo per mettere a fuoco le basi del progetto, sia dal punto di vista tecnico sia da quello artistico. La verità è che aspettare di essere perfetti per partire è impensabile, l’importante è cominciare trasformando poi in corsa il progetto giorno dopo giorno… È come costruire un aeroplano, ma mentre sei in volo. In ogni caso nel primo anno abbiamo lavorato principalmente per consolidare il palinsesto con DJ residenti e guest internazionali, passando poi alla creazione di format nuovi che supportino l’inserimento di contenuti di approfondimento, anche parlati.

Ci sono delle realtà, internazionali o italiane o anche locali, che sono state di ispirazione per la nascita del progetto, per format e visione?
Sicuramente per tutti noi, e parlo anche per le radio che citerò fra poco, East Village Radio a NY può essere considerata la madre di questo tipo di esperienza e approccio al concetto di comunità, sia fisica sia virtuale. Altre fonti di ispirazione sono poi le radio/piattaforme musicali che in altri Paesi stanno portando avanti progetti simili a Radio Raheem, e in particolare NTS, Red Light Radio e Worldwide FM.

Perché una piattaforma radiofonica? C’è una fascinazione particolare verso questo mezzo di comunicazione e magari anche la consapevolezza che ormai da anni in Italia il panorama in FM, eccetto qualche caso, sia decisamente desolante?
GIACOMO COLOMBO: Il progetto nasce proprio dal desiderio di reinterpretare un media affascinante come quello radiofonico, trasformandolo da “strumento di diffusione a partecipazione passiva” a un modello di rinnovamento nella fruizione e produzione di musica e cultura. Pensiamo infatti questa sia una delle ragioni per cui la comunità Raheem continua a crescere, grazie alla sua sempre più folta comunità di musicisti, dj/producer, giornalisti e creativi, tutti accomunati dallo stesso spirito di scoperta. Radio Raheem si rivolge a un pubblico curioso, che desidera esplorare e capire meglio il mondo che ci circonda, e lo fa dando spazio alle diverse realtà musicali e culturali di Milano e italiane, con uno sguardo sempre attento anche a quelle internazionali.

BOOTH COLOR PROVA


Scrivete «We believe the hype if it’s the truth!» e probabilmente è una frase ironica applicabile sotto vari punti di vista. Ma a proposito di „hype“, trovo un po‘ sprecato il fatto che la radio sia così legata alle dirette Facebook, a questa sorta di condivisione che è spesso più formale e apparente che effettiva, come poi vorrebbe essere la musica in molte delle sue manifestazioni. E al di là del mezzo Facebook, avete scelto comunque la diretta video per trasmettere dal vostro sito la parte centrale delle trasmissioni, quindi un mezzo sostanzialmente ibrido che non appaga solo le orecchie ma anche questa sorta di smania di vedere chi fa cosa, da cui nei nostri tempi pare non si possa sfuggire. In prospettiva, c’è la volontà di Radio Raheem di staccarsi un po‘ da Facebook, o comunque credete sia possibile arrivare a un punto in cui, un po‘ come si faceva una volta, non serve la „condivisione social“ per coinvolgere gli ascoltatori ma si acquisisce l’abitudine di andare su un sito per un appuntamento fisso come si faceva prima con l’FM?

«We believe the hype if it’s the truth!» è una frase per noi sempre vera, anche se adesso ci piace riassumere la nostra idea di radio e il nostro approccio con «Cosmic perspective from Milano», che si lega al concetto di esplorazione e scoperta a cui accennavamo sopra. Per quanto riguarda la dipendenza da Facebook, questo è un punto importantissimo sui cui riflettiamo ogni giorno, ma soprattutto sul quale stiamo lavorando molto. Diciamo che la radio è nata proprio quando FB live è diventato uno strumento alla portata di tutti, e se da un lato questo ci ha aiutato a farci conoscere dall’altro ci ha, in un certo senso, travolti. Crediamo che il rapporto con i social e l’utilizzo che ne facciamo sia una delle sfide più grandi dei nostri tempi, ed è per questo che vogliamo usarli per quello che sono, ovvero solo uno strumento e non uno degli ingredienti principali della nostra proposta. L’obiettivo è proprio quello che dici tu, ovvero arrivare a un punto in cui gli ascoltatori verranno spontaneamente sul nostro sito, e perchè no un giorno fisicamente da noi, sicuri della qualità di quello che gli stiamo proponendo. Passando all’elemento video, questo sì è un ingrediente importante del nostro progetto: l’idea di partenza è stata essenzialmente quella di avere una finestra che permettesse di vedere in due direzioni, dal nostro booth sulla città e viceversa. Raheem vuole essere una piattaforma digitale, ma anche un punto di incontro fisico, dove la gente può incontrarsi, parlarsi, scambiarsi opinioni. Comunque, la nostra stella polare rimarrà sempre fissa sulla qualità dei contenuti che proponiamo, al di là dei social e del video. Per noi è un progetto a lungo termine una vera e propria maratona.

Il fatto che si possano sentire in una stessa giornata artisti affermati e subito dopo qualcuno che sta percorrendo una strada nuova lo troviamo il principio cardine

Radio Raheem è diventato il megafono di Milano. Quanto è importante questo aspetto, questo rapporto col territorio? Fare da collante era un po‘ qualcosa che mancava, in una città musicalmente così dinamica, a cui avete dato voce e che a voi in primo luogo mancava?
Sicuramente partiamo dal contesto in cui viviamo, dalla nostra città che in questo momento ci sembra fertile. La base di tutto è stata di pensare con orgoglio che non si deve per forza andare a Londra o Berlino per trovare qualcosa di interessante, credo che per molti anni questo Paese abbia guardato forse con troppa riverenza a ciò che succede altrove. Un atteggiamento rinunciatario e forse provinciale. Non credo che ci manchi nulla. Stiamo solo cercando di dare luce a quello che esiste e creare un punto di incontro per realtà che a volte si sfiorano e che magari operano in parallelo senza conoscersi. La Radio è per noi un collante sia generazionale sia geografico, per cercare di dare spazio a questo tessuto e quello che cresce mentre stiamo parlando.

Per ospitare chi fa cose in città, è chiaro che la città va vissuta. Ci sono delle serate, degli spazi, delle realtà che frequentate in particolare a Milano? Più storiche ma anche più giovani, ché mi pare l’obiettivo della Radio sia anche quello di tirare una linea di continuità tra figure e contesti più radicati e altri più nuovi.
Diciamo che la città la conosciamo abbastanza bene, ma essendo mutevole cerchiamo di essere attenti e dare spazio sia chi ha fatto un bel pezzo di strada sia a chi rappresenta una nuova realtà. Non essendoci umanamente spazio per tutti cerchiamo di dare la priorità non al singolo ma a realtà comunitarie, collettivi o comunque esperienze cha nostro modesto avviso hanno qualcosa da dire. Cambio generazionale e dare un boot a chi sta emergendo sono i nostri mantra. Il fatto che si possano sentire in una stessa giornata artisti affermati e subito dopo qualcuno che sta percorrendo una strada nuova lo troviamo il principio cardine. A parte le serate, ci sono i luoghi e le persone con cui collaboriamo e che ci propongono cose. È un rapporto naturale aperto con realtà varie, da Elita e Linecheck, passando per Santeria e la Triennale di Milano, fino a Macao, Buka, Dude e Terraforma.

Un’altra caratteristica di Radio Raheem è l’assoluta libertà di tutto il palinsesto. Dalla musica che passano i vostri host – e ancor prima dalla scelta che avete fatto voi a monte, da persone che portano dischi di metal estremo a cose più sperimentali o anche ricercate del passato – non avete limiti di sorta: né legati alle fasce orarie, né a un eventuale target, né al tentativo di non risultare eccessivamente ostici. In che direzione va, che senso ha, questa scelta? In un periodo storico in cui i condizionamenti dei mezzi di informazione (musicale, culturale, ma non solo…) – radio, tv, web, cartacei – sono infiniti, avete pensato potesse essere una scelta che vi fortificasse? Un’identità?
Libertà assoluta è il concetto giusto. Siamo una radio di esplorazione, per questo ci piace prendere dei rischi anche al di là dei nostri gusti personali e soprattutto non interferire con le scelte dei singoli contributor. Oggi viviamo in un mondo di (maledetti) BOT e algoritmi che pensano di conoscerci meglio di noi stessi, e che se da un lato pensiamo ci rendano la vita più facile, dall’altro stanno addormentando la nostra curiosità e abituando ad accontentarci di micro-scoperte. Se qualcosa non ci piace possiamo sempre skipparla o non ascoltarla, ma crediamo che dietro alle nostre convinzioni personali si celi sempre il gusto della scoperta… E che, creare degli accostamenti apparentemente stridenti come facciamo nel nostro palinsesto, sia meglio rispetto a vivere in una bolla dove qualcuno ci consiglia solo quello che è vicino ai nostro gusti.

E poi c’è l’aspetto più strettamente divulgativo, legato non solo ai suoni ma alla parola: dalle trasmissioni più pop e ironiche a vere e proprie interviste, a Radio Raheem si sono raccontati e hanno passato musica da Simon Reynolds a Rejjie Snow: c’è anche una componente divulgativa e informativa nel vostro orizzonte, seppur sempre accompagnata da una certa leggerezza?
Siamo una radio musicale ma anche di scoperta e la parte parlata o divulgativa sarà sviluppata sempre di più cercando di mantenerla come un fiore all occhiello. Ci vuole molta cura per questo tipo di cose e noi vogliamo coltivarla bene, come un bonsai.

Dal punto di vista “estetico” e magari anche concettuale, che senso ha essere collocati su una vetrina lungo i Navigli?
I navigli sono essenzialmente un porto di mare con una frequentazione molto diversa a seconda delle ore – e anche un luogo simbolico della città. Il fatto di essere lì era una scelta naturale, anche dovuta al fatto di avere trovato un locale come il Ral che ci ha ospitati da subito con entusiamo.

RADIO BOOTH BN 12

Il palinsesto di Radio Raheem ha dei punti fissi ma anche qualche pedina mobile. Come lo avete composto? Riuscite a darci un’idea della sua varietà menzionando alcune delle trasmisioni che lo attraversano?
Lo scheletro del palinsesto si basa sui nostri resident che hanno slot a cadenza bisettimanale, e che soprattutto ci hanno supportato dalla prima ora; il palinsesto poi viene arricchito da slot mensili e ospitate una tantum di dj e produttori internazionali. Unico spazio settimanale è quello di Giorgio Valletta, che è un mago della radio. In ogni caso, vogliamo mantenere la programmazione abbastanza morbida ed elastica in modo da avere sempre spazio per ospitate dell’ ultimo minuto. Provare a raccontarlo è abbastanza impossibile, „imprevedibilità’ è il nostro secondo nome, e „Comic Perspective“ il terzo. In ogni caso siamo felici di aver messo sotto un unico ombrello realtà musicalmente diverse ma molto attive in città come MilanoRovina, Balera Favela, Rrriot, We Riddim e Lobo – solo per citarne alcune – che affiancano anche le selezioni di giornalisti o comunque conoscitori del nostro terreno come Federico Sardo o Virginia W Ricci, per finire al rapporto con label radicate in città come La Tempesta. Il palinsesto si crea anche su connessioni o consigli che i nostri resident ci danno, potremmo considerarlo una sorta di scouting condiviso.

In questo anno, quali sono state le difficoltà maggiori che avete dovuto fronteggiare e quali le soddisfazioni e i momenti anche più divertenti?
Partiamo dalle difficoltà maggiori, che sono anzitutto quelle legate a un progetto „innovativo“ come Raheem… Di fatto siamo una start-up con tutte le dinamiche che potete immaginare. In ogni caso, il solo fatto di volere essere un’entità culturale rappresenta una grande avventura irta di ostacoli in un Paese che investe veramente poco in questo tipo di professionalità. I momenti più divertenti – ma anche tra i più difficili – a oggi sono le nostre riunioni… Ci scanniamo e ci riappacifichiamo nel giro di un’ora o due, ma solo perchè siamo sanguigni e crediamo in questo progetto fino alla morte. E poi provate voi a fare un progetto come questo all’alba dei 40 anni! La maggior soddisfazione invece è percepire dalle persone, contributor e ascoltatori, che ci fosse un concreto bisogno di una realtà come la nostra.

All’interno della Milano Digital Week e del progetto Milano Trasmette Milano, avete curato una maratona di diretta streaming di 39 ore dalla Torre Branca che è stata un po‘ il non plus ultra, almeno finora, di Radio Raheem, coinvolgendo varie realtà di Milano e rompendo un po‘ i limiti spazio temporali della trasmissione radiofonica odierna. Cosa vi ha lasciato questa esperienza e che tipo di prospettive interne ed esterne alla Radio ha permesso di creare?
Iniziamo col citare e ringraziare Elita Milano con la quale abbiamo curato il progetto Milano Trasmette Milano. Per noi è stato un banco di prova da un punto di vista tecnico, gestire 39 ore di streaming ininterrotti tra Torre Branca e Pirelli HanagarBicocca non è certo stato uno scherzo. Da un punto di vista del concept, invece, è stato uno spasso: vogliamo vivere di questo tipo di progetti, che portano sempre un po’ più avanti i confini di quello che può e potrà essere Raheem.

Potendo sfregare la lampada, quali host, internazionali o nazionali, vi piacerebbe avere nel vostro palinsesto? Più o meno realizzabili…
Ce ne sono tantissimi a dire la verità non saprei da dove iniziare visto che siamo musicalmente onnivori. Alcuni si sono realizzati come James Holden o Mount Kimbie altri nel cassetto potrebbero essere Dj Harvey e Four Tet, per fare due nomi.

La classica domanda di chiusura: anche in vista dell’estate, momento in cui Milano è sempre ancora molto attiva con festival, concerti, rassegne e serate, c’è qualche novità o progetto in cantiere per il futuro prossimo di Radio Raheem?
Cominciamo dalla primavera, invitando tutti alla serata che cureremo nel Giardino della Triennale per il festival FOG di Triennale Teatro dell’Arte… Per l’estate invece vi terremo aggiornati!