Pigento Quartet, RadioDD, Alien Alien, con questi progetti – o semplicemente con il suo moniker – Rodion è stato per circa 15 anni parte integrante della colonna sonora elettronica di Roma: quella profondamente notturna e legata (anche) al mondo queer capitolino. Da Qualche mese Rodion si è trasferito a Berlino per dedicarsi interamente alla musica ed è in rampa di lancio con un nuovo album, Generator. Lo presenterà, rigorosamente in versione live, al Monk, in occasione di Manifesto, rassegna dedicata alla nuova (e vecchia) elettronica italiana, in programma dall’8 al 10 aprile. Ci siamo fatti raccontare tutto in questa intervista.
ZERO: Iniziamo dalle presentazioni.
Rodion: Mi chiamo Edoardo, nato a Roma nel marzo ’77.
Ti ricordi il primo disco che hai comprato?
Francesco Salvi, C’è da spostare una macchina.
L’ultimo?
Sinceramente non ricordo, ho smesso di accumulare supporti musicali da parecchio tempo.
Hai studiato musica da ragazzo?
Sì, ho iniziato a studiare il piano a 5 o 6 anni.
Sei salito su un palco per la prima volta come dj o suonando live?
Il dj lo faccio da una decina di anni. Sui palchi ho iniziato da piccolo con i saggi al conservatorio, proseguendo più o meno ininterrottamente fino ad ora.
Ti ricordo il primo dj set che hai fatto?
Non ricordo un evento preciso. Mi ricordo alcune delle prime volte in cui suonavo e della sensazione di essere ancora una bella sega! Però da qualche parte bisognava pure iniziare.
L’inizio della passione per l’elettronica?
È stato nel corso degli anni 90, quasi tutte le cose su Warp mi hanno influenzato tantissimo, da Incunabula degli Autechre ai Selected Ambient Works di Aphex Twin, da Music Has the Right to Children dei Boards of Canada a Rest Proof Clockwork dei Plaid e via dicendo. A Roma c’era una bella scena in quegli anni, molto stimolante: i ragazzi della Pigna Records, le prime serate Agatha al Brancaleone, i live al Forte Prenestino, gli illegali alla Fintek…
A questo punto devo chiederti altre fotografie della tua Roma notturna.
Ho parecchi ricordi, belli e intensi, legati alla vita notturna romana. Oltre a quella quella che ho frequentato da ragazzo negli anni 90 di cui ti ho appena parlato, ricordo anche con piacere i miei primi live come Rodion al Brancaleone,le serate di L-Ektrica e quelle sulla terrazza del Palazzo dei Congressi per Dissonanze. Ma negli ultimi 15 anni le cose migliori secondo me sono uscite dall’underground più freak e queer, di cui sono orgoglioso di essere stato una piccola parte insieme ad Hugo Sanchez, con i nostri deliranti RadioDD Show e festival. I baccanali di Phag Off al Metaverso rimarranno per sempre nella mia memoria così come gli after Timeless. Ho girato parecchio e suonato in mille contesti diversi, ma le feste dell’underground romano hanno davvero un che di diverso dal resto del Mondo. Serate come Tropicantesimo al Fanfulla non le trovi più o meno da nessuna parte, neanche a Berlino.
Sempre a proposito del tuo background Romano, volevo chiederti un tuo racconto per ognuna di queste tre esperienze
Pigneto Quartet
Il Pigneto Quartet è stata una meravigliosa esperienza di avanguardia pop elettronica all’amatriciana, condivisa con Hugo Sanchez, Tso (il mio bassista di sempre), Kevin Pistone e la stupefacente front woman Nikky – Peaches le faceva una sega. All’inizio degli anni 2000 suonavamo con drum machine, vinili, synth e un basso vero, senza computer o sequencer alcuno e avevamo un sound quantomeno del 2020.
Alien Alien
Alien Alien è il lato oscuro di Rodion. È il risultato più raffinato e potente di anni di mescola umana e musicale con Hugo Sanchez. Musica che esce dal mio studio, ma che da solo non potrei mai neanche concepire.
Roccodisco
Roccodisco è la label che ho assieme a Hugo Sanchez, dove pubblichiamo musica di Rodion, Alien Alien e Front de Cadeaux, splendido e futuristico progetto musicale di Hugo e Dj Athome di Bruxelles.
Da diverso tempo ti sei trasferito a Berlino. C’era qualcosa che a Roma non funzionava più?
Troppo stress nella vita di tutti i giorni. Troppa negatività, aggressività e poca voglia di fare, dovuta a un comprensibile sconforto generalizzato. Vivere a Roma negli ultimi 20 anni è diventato un incubo, per giunta caro. Avevo bisogno di ridurre il livello di stress e impiegare le mie energie nel fare musica, non nel farmi rodere il culo.
Perché proprio Berlino?
Berlino è una città stimolante, ma anche comoda, civile, funzionante. Non sarà Disneyland, ha i suoi pro e i suoi contro, ma la qualità della vita è nettamente più alta. Questo mi consente di fare più musica, musica migliore ed essere più in pace con me stesso.
In passato hai collezionato diverse uscite sulla Gomma Records di Munk: hai pensato di trasferiti a Monaco – la città della Gomma – e non a Berlino? Senti ancora Munk ogni tanto?
Con Munk sto lavorando a un suo progetto di musica per il cinema, più ambientale e sperimentale: mi sto divertendo e sto imparando parecchio. A Monaco però non ci vivrei manco morto, non mi sento per nulla a casa lì.
Che percezione c’è all’estero nei confronti dell’elettronica italiana? Ci considerano ancora prevalentemente per le produzioni d’annata o c’è interesse anche per quelle nuove?
L’italia è un paese che nel Mondo evoca sempre moltissime immagini, parecchie delle quali piuttosto stereotipate, ma c’è sempre un vivo interesse sia per quello che è successo, sia per quello che succede ora. Siamo considerati molto per cose vecchie, a volte datate, ma che ci rappresentano bene a livello di cliché di sound. E noto anche rispetto e curiosità per le cose nuove.
C’è qualcuno tra le nuove (e vecchie) leve italiane che ti piace particolarmente?
Il mio eroe si chiama Fabrizio Mammarella.
Veniamo all’attualità più stretta, che riguarda anche Manifesto, festival in cui ti vedremo live tra pochi giorni. Sta per uscire un tuo nuovo album: ce ne puoi parlare?
A inizio aprile uscirà Generator, sulla Nein Records di Londra, a distanza di 9 anni da Romantic Jet Dance su Gomma. A differenza della maggior parte delle cose di Rodion, Generator è un disco suonato da cima a fondo, non fatto al tavolino con un computer. È stato composto e registrato tra il 2012 e il 2015 insieme al fido Tso al basso elettrico e a Gilberto alla batteria e percussioni, parte a Roma e parte a Berlino. Volevamo un disco che suonasse maturo, moderno nonostante evidenti ispirazioni dal passato, più dall’elettronica grezza e dalla psichedelia di inizio anni 70 che non dal synth pop degli anni 80. Un disco da ascoltare, con un senso da cima a fondo ma pure da ballare in serata; istintivo e sudato, ma pure divertente e raffinato. È naturale che a molta gente farà cacare, ma a me sembra sinceramente che il risultato finale premi i nostri intenti e sforzi.
Che macchine hai usato per registrarlo, ce n’è qualcuna nuova rispetto alle tue precedenti produzioni?
La batteria, le percussioni, il basso e buona parte dei synth sono stati registrati a Roma, nel Telecinesound Studio di Maurizio Majorana. Lo studio e il sound engineeer sono gli stessi dal 1970, perfetti per ottenere quel suono crudo e caldo di basso e batteria tra Battisti e De Piscopo, da cui poi partire per il missaggio. Il disco è stato poi editato e mixato a Berlino, con l’aggiunta di alcune parti di synth (Elka Synthex, Prophet 5, ARP Odyssey i più usati) e delle voci.
Immagino quindi che anche il live sarà con basso e batteria.
Sì, il disco è stato concepito live quindi portarlo sul palco sarà piuttosto naturale e divertente. Saremo in tre: Gilberto alla batteria, Tso al basso e io ai synth e voce. Niente laptop o basi, si suona dalla prima all’ultima nota.
C’è stato qualche ascolto che ha particolarmente influenzato la scrittura di quest’album?
Abbiamo preso come punti di riferimento e ispirazione quelle che erano le nostre passioni musicali comuni, da Lucio Battisti agli Air, passando per Luke Vibert, il Moroder di Monaco, Klaus Schulze, Sinkane, Daft Punk e molti altri.
Ultime domande, dalla risposta veloce: che dischi stai ascoltando ultimamente?
Parecchia musica tradizionale colombiana.
Disco preferito di sempre?
Difficilissimo. forse A Broken Frame dei Depeche Mode.
Artista preferito di sempre?
Più facile: Johann Sebastian Bach.
Con qualche artista ti piacerebbe fare un disco o anche solo un brano?
Aphex Twin direi. Non so se piacerebbe a lui…
Chi ti piacerebbe remixare?
Non saprei. Forse Daphni o Maurice Fulton.
Miglior club nel quale hai suonato?
Non ricordo il nome, era uno strip club russo ad Atene, nel 2006.
Peggior club nel quale hai suonato?
Ce ne sono molti…
Club preferito di Roma?
Fanfulla.
Club preferito di Berlino?
Renate.
Scorcio preferito di Berlino?
Lo Spree all’altezza di Treptower Park.
Scorcio Preferito di Roma?
Il Foro da dietro il Circo Massimo