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Turenne e Tender Heart From The Lagoon

Una chiacchierata con il produttore veneto per l'uscita del suo primo album

quartiere NoLo

Geschrieben von Eric Fiorentino il 1 Juni 2020
Aggiornato il 16 Juli 2020

Geburtsort

Chioggia

Wohnort

NoLo, Milano

Attività

Dj, Musicista, Producer

Nato con la batteria in testa, Tommaso ha trovato una consolle che galleggiava nella laguna veneta con cui magicamente ha risalito il corso dei fiumi, procedendo in senso contrario alla corrente. Fino ad approdare a Milano dove ha studiato il suono e come modellarlo con gli strumenti analogici. Turenne però non fa tutto da solo, è supportato dalla sua laboriosa cricca, i Funclab. Giovani creativi nati nei 90 che grazie al proprio stile differente hanno trovato largo spazio nella scena meneghina. La loro forza risiede nell’essere famiglia in tutto quello che fanno, dandosi sempre una mano a vicenda, anche per i progetti artistici individuali. Proprio come l’album fuori ora, quarta uscita della loro etichetta indipendente, “Tender Heart From The Lagoon”. Un disco, che dai fondali della Martesana ti farà surfare fino a quelli del golfo veneto, spiegato in quest’intervista dal suo produttore.

Chi sei? Da dove vieni? Cosa fai nella vita?

Nato nel 1993 a Chioggia, una penisola della laguna veneta in provincia di Venezia. Vivo a Milano da circa 8 anni, ho studiato sound design e fino a febbraio di quest’anno lavoravo come producer per una agenzia di comunicazione di Milano.

Cos'è Funclab?

Funclab è un collettivo nato nel 2016 che lavora e sviluppa progetti nel campo audio-visivo e installativo. Nel 2018 nasce anche Funclab Records, etichetta discografica indipendente del collettivo.

Raccontaci la tua giornata tipo, prima e dopo il lockdown.

Prima del lockdown le mie giornate erano molto più regolari di ora: dalle 10 alle 16.30 ero in ufficio, poi tornavo in studio fino a tarda notte per portare avanti i lavori del collettivo. Con il lockdown la situazione è diventata un po‘ surreale, soprattutto il primo mese, perché non si capiva cosa sarebbe successo. La mia fortuna è stata che, vivendo nel mio studio, di cose da fare ne ho sempre avute anche se l’umore non è sempre stato dei migliori. Come per molti, il lockdown per me è stato quel periodo in cui ho fatto tutte quelle cose che nella vita normale non avrei mai fatto per via di altre priorità.

Riesci a tenere in ordine il tuo studio? Da che strumenti è composto?

Sono un tipo abbastanza ordinato e di conseguenza il mio studio è sempre ok, basta premere un bottone e sono pronto a registrare. Nell’ultimo anno ho ospitato alcuni acquisti che hanno svoltato il mio setup e di conseguenza la qualità delle mie produzioni. A livello di attrezzatura ho qualche synth analogico e non, fra cui un Juno 106, un Yamaha DX7, DX100 e un Casio cz5000, poi ho un campionatore MPC5000 e due drum machine, Roland 707 e un Elka OMB 5, poi una Roland 303, un fantastico Chorus Echo Roland 301 e un banco mixer analogico Soundcraft 24 canali.

Mentre la tua viniloteca, come la organizzi?

Anche la mia viniloteca è quasi sempre ordinata, ho circa 2mila dischi, non sono molti ma c’è veramente di tutto e suddiviso per genere: jazz, blues, funk, disco, house, techno, italiana, hip hop e r&b.

Quali sono i tre dischi di cui non potresti fare a meno?

Sono Kind Of Blue di Miles Davis, No! di Uffe e Aphelion di Ross From Friends.

Mentre i migliori tre che hai acquistato in isolamento?

Split EP di Brothermatino & Zopelar, Apron EP di Molinaro e Our Time Is Borrowed di K15.

A proposito di dischi, il 1 giugno esce il tuo primo album "Tender Heart From The Lagoon", ce lo presenti?

“Tender Heart From The Lagoon” è un progetto di quasi 3 anni fa. È un album molto personale dove ogni brano ripercorre un certo periodo della mia vita. L’artwork rappresenta un’illustrazione di come funziona un ecoscandaglio (un particolare tipo di strumento ecometro ultracustico usato per misurare la profondità del mare, laghi, fiumi, trasmettendo impulsi sonori).
Chioggia e la sua laguna sono parte di un piccolo paradiso terrestre, un ecosistema talmente fragile che qualsiasi danno provocato dall’uomo si nota prima lì che in altri posti. Nel disco ci sono due intro, uno per ogni lato. Si sente un uomo che parla ad una bambina spiegando che se il suo gelato si è sciolto non è per colpa degli stranieri ma del riscaldamento globale. L’intro continua sempre con l’uomo che conclude il discorso con la bambina spiegandole che la soluzione che hanno trovato i politici „più affascinanti“ è quella di gettare nell’oceano un grosso cubo di ghiaccio gigante per „raffreddare l’oceano“. Questo breve campione audio in parte rappresenta metaforicamente come la politica e la società in cui viviamo si adoperano ogni giorno su fronti come l’immigrazione e la salvaguardia dell’ambiente. Il disco poi si sviluppa con 3 brani club addicted su ogni lato, il tutto impacchettato da una pasta sonora raw e lo-fi.

Come e quanto la batteria elettronica ha influenzato il tuo disco "manifesto"?

La batteria è sempre stato il mio strumento preferito, l’ho suonata per circa 10 anni quando vivevo ancora a Chioggia; ora sto cercando di allestire una piccola stanza insonorizzata per inserirla nel mio studio. Ad oggi la mia batteria è diventata MPC 5000 da dove parte tutta la stesura delle drums di ogni brano che produco.

Quanto senti il bisogno di suonarlo ad un pubblico in carne ed ossa? Quanto ti mancano le feste e suonarci?

L’ultimo party che abbiamo organizzato con Funclab è stato il 22 febbraio, esattamente quando uscirono i primi casi del virus in Italia. Se ci ripenso sembra passato pochissimo tempo, ma le cose sono cambiate in modo radicale e ad oggi non abbiamo avuto risposte su quando si potrà ripartire. La voglia di suonarlo live c’è, ma per il momento non posso fare altro che aspettare e condividerlo con più gente possibile.

Tornando un po' nel passato, come ti sei avvicinato alla musica elettronica? Magari proprio con le feste…

Come dicevo ho suonato la batteria per circa 10 anni fino al momento in cui un mio amico acquistò un consolle Pioneer, e da lì le cose presero una via diversa. Nel 2009 iniziai ad approcciarmi al mondo dei dj e della musica elettronica, anche grazie a dei party che iniziai ad organizzare nelle mia zone. Poi la conferma di tutto l’ho avuta quando nel 2013 mi son trasferito a Milano.

Quali sono i luoghi di Milano che alimentano le tue passioni?

Nolo è la zona in cui vivo da quando mi sono trasferito a Milano, ma a parte il mio quartiere non ho dei luoghi preferiti. Posso però dirti con certezza che un bella pedalata in giro per Milano senza meta è una delle cose che preferisco.

Quali sono le tue tips del quartiere di NoLo?

Cara Pina è il mio bar di zona preferito, poi Note di Cucina come ristorante, mentre come luogo pubblico nulla di meglio che il Parco Trotter.

Cosa ti piace di Milano realmente? Come te la immagini in futuro?

In questi mesi di lockdown ho riflettuto molto sul ruolo che ha la musica nella mia vita e su come si evolverà nei prossimi anni. Purtroppo faccio ancora un po‘ fatica ad immaginarmi una Milano in ripresa. Secondo me tutta questa storia si ripercuoterà ancora per un bel po‘ sopratutto nel nostro settore. Gli addetti ai lavori di festival, club, insieme a dj e promoter, dovranno darsi una grossa mano a vicenda per riportare a Milano a grande offerta che c’era pre-virus.