Prima ancora di essere un veicolo d’arte, per Borondo il vetro è un elemento fragile. Così come fragili sono le figure che ci incide sopra: esili, nude, di spalle, indifese. Così come fragile è il mantenimento dei suoi lavori su questo materiale: spesso vetrine abbandonate, destinate a essere mutate dalle intemperie temporali o distrutte dai lavori di ristrutturazione dei locali di cui facevano parte. Fragile è anche l’uomo di fronte ai suoi limiti, all’ignoto, al senso dell’esistenza e agli interrogativi del sacro.
“Non Plus Ultra”, la grande installazione presentata in anteprima al Macro Asilo e che, a partire dal 30 novembre, sarà visitabile all’Ex Dogana, parla di questo. Cinquantasei lastre di vetro di due metri e mezzo di altezza su cui sono stati disegnati – anzi, letteralmente graffiati – da un lato cinquantasei figure spalle che riprendono l’iconografia cristiana della crocifissione, dall’altro cinquantasei colonne antiche. È anche di Roma che si parla, di una città vissuta e assimilata per anni da Borondo. Una città fragile, oggi come non mai.
Written by Nicola Gerundino