Ok, se i Taake fossero italiani probabilmente ne rifuggiremmo l’ascolto, giustamente esterrefatti dal nazionalismo spinto di Hoest e dalle sue trovate di dubbio gusto, tra cui dipingersi una svastica sulla pancia durante un concerto in Germania. Invece, il fascino della Norvegia e del trve Norwegian black metal ci permettono di soprassedere e di considerare il progetto Ørjan Stedjeberg una delle rappresentazioni più pure in musica di gloriosa violenza che la Scandinavia abbia potuto regalarci dai Mayhem in poi… E fa (quasi) niente se a Talib Kweli e ai collettivi antifascisti (ovviamente) tutto questo non vada bene. Mi rendo conto che ci sia un’incoerenza nemmeno troppo latente in tutto ciò, ma al solo pensiero di poter ascoltare “Nattestid” nella sua interezza a vent’anni dall’uscita godo. D’altronde, il black metal non è un pranzo di gala… E mai prendere troppo alla lettera un metallaro norvegese.