Ci sono taxi che ti portano a destinazione e altri che hanno l’unico obiettivo di farti perdere del tutto. Perdere il controllo, le staffe, la bussola, la sicurezza nel futuro. Ed è lì che cominciano i momenti migliori della vita.
Quelli in cui accetti lo smarrimento e capisci che la sensazione di non avere più niente da perdere, alla fine, non è poi così male.
Aggiungi a questo viaggio mentale la colonna sonora perfetta mixata per te da un artista marocchino che incorpora nel suo set trance, elettronica e beat medio orientali e raggiungerai il benessere cosmico. Il luogo dove lasciarti andare è un ristorante egiziano, buio e torrido ai margini di Milano, terra di nessuno dove il Maghreb è più vicino del Duomo e servono il thé caldo invece del gin tonic. La musica è quella di uno dei nomi più interessanti della scena mediterranea, Taxi Kabir, producer e dj originario di Meknes che con il suo EP “1001 Passenger” ha unito alle sonorità africane la velocità della techno tedesca con campioni di motivi trance e voci dell’Africa.
Docente di produzione audio-video elettronica nel giro delle intelligenze marocchine più aperte e illuminate, della città di El sawira legata al Festival omonimo, del progetto OpenLabCasblanca (2012), della Biennale d’arte di Marrakesh (2014) e del Festival impegnato Visa for Music (Rabat 2017-2018), Taxi Kabir merita di farti intraprendere questo viaggio nella perdizione sonora (e non solo).
Con lui Joseph Tagliabue, Il Gamil, Abo Taha e Linda Jael. Se tra i buoni propositi del 2019 hai inserito quello di fare solo serate che ti lasciano un segno, da Buka puoi iniziare col botto.
Written by Irene Papa