Una lunga tradizione meticcia, quella della musica “Maloya”, di cui Jako Maron è tra gli esponenti contemporanei più interessanti. Con questo termine si intende uno dei due generi più famosi della cosiddetta Réunion – dipartimento francese d’oltremare e isola nell’Oceano Indiano, a est del Madagascar e a 175 km a sud-ovest di Mauritius. La tradizione nasce nel XVII secolo come insieme degli stili musicali e delle danze degli schiavi nelle piantagioni di zucchero dell’isola.
Inizialmente parte delle pratiche e cerimonie di omaggio agli antenati, asse di mediazione e comunicazione tra visibile e invisibile, il repertorio viene ufficialmente accettato dalla società réunionese solo negli anni 30, grazie all’interesse del folklorista Georges Fourcade, pur rimanendo illegale fino agli anni 60, per le sue tendenze indipendentiste e la sua associazione con il Partito Comunista di Réunion. In seguito, grazie alla sua profonda connessione con la cultura e l’identità creole réunionesi, la musica Mayola diventa un genere di forte protesta sociale, aprendo la strada a una nuova generazione di musicisti che raccolgono il linguaggio creolo, iniziano a sperimentare in nuove direzioni.
Grazie allo sforzo di musicisti quali Firmin Viry e in seguito Danyèl Waro, la musica è sopravvissuta fino a noi, venendo annoverata nel 2009 come patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. Oggi, Jako Maron, nato a St Denis nel 1968, si aggiunge a questa lista di “illuminati”. Con un interesse per la composizione di musica elettronica sin dagli anni 90, il musicista ha sperimentato con i ritmi della musica Maloya, tramite sintesi modulare e drum machine, per gli ultimi quindici anni, ottenendo un album uscito di recente per quella congrega di spiriti e uomini che è Nyege Nyege.
Written by Luigi Monteanni