Una delle lezioni più importanti della vita è che non bisogna mai ragionare per preconcetti. Un po’ come quando pensi di aver la verità in mano e invece il corso degli eventi ti dà uno schiaffo in faccia. Così è successo tra me e Peggy Gou. La sento un po’ ovunque, convince più per la sua vita da influencer, per l’invidia che provo per la sua spifferata storia (ex?) con Jackmaster, che per una travolgente propensione alla consolle.
Sempre in bilico tra una star da social e una vera dj, Peggy Gou, tra eventi brandizzati e comparse glitterate in giro per il mondo – il suo account Instagram testimonia la vita di una Paris Hilton del clubbing – mi scombina i piani – e quindi i preconcetti – durante sua visita italiana allo scorso Club to Club. Non fa in tempo a salire in consolle che giù di bassi, di ripartenze esagerate, di drop incredibili. «Un treno», dice un tipo dietro di me; « Ma che gli hanno dato?», continua il vicino. Nessuno si ferma, per due ore buone.
Perdonami, Peggy, se ti ho giudicata prima per la tua vita da pop star, per averti etichettato come un prodotto a tavolino tra marketing, bella faccia e comunicazione ad hoc. Che poi c’è anche tutto questo nella coreana che al Lingotto di Torino ha buttato giù tutto, ma ha mostrato un’anima e ha fatto impazzire una folla. E stasera sono pronta per il bis qui a Roma.
Written by Martina Di Iorio