Nel 2008 veniva presentato al Festival di Roma “Man on Wire”, documentario di James Marsh sull’impresa del funambolo Phelippe Petit che nel 1974 camminò su di una fune tra le due torri gemelle. Una delle più importanti intuizioni della rassegna, visto che pochi mesi dopo la pellicola vinse l’Oscar come migliore documentario. Sette anni dopo ritroviamo ancora Phelilppe Petit nelle sale dell’Auditorium, ma in versione film 3D (The Walk), interpretato da Joseph Gordon-Levitt e con regia di Robert Zemeckis. Cosa è cambiato in questo lasso di tempo? Parecchio, a quanto pare. O almeno tanto da far ricordare con malinconica ironia i tempi in cui Venezia temeva la rampante concorrenza della kermesse romana che, nel frattempo, veniva costantemente beccata sul fegato dagli avvicendamenti politici e dai tagli. Proprio quando ti aspetti che il viale del tramonto sia la prossima fermata, ecco invece una sterzata: via i premi, via le giurie, via le sezioni “storiche”, ripartiamo da zero, colmiamo le lacune finanziare con l’ingegno e pensiamo a goderci per dieci giorni del semplice cinema, magari puntando anche alla qualità, liberi dall’ansia (da presentazione) del tappeto rosso. Garante del cambiamento il nuovo direttore artistico Antonio Monda, sconosciuto al pubblico, conosciuto nelle cerchie che contano del settore. Se questa formula risulterà vincente e duratura lo sapremo solo tra qualche anno, intanto la voglia di sfogliare il programma è tornata.