Il titolo è un riferimento al celebre saggio di Umberto Eco, Opera aperta, e indica anche la relazione posta nella mostra a cura di Douglas Fogle tra i primi esperimenti con la fotografia – i paesaggi architettonici strappati e ricomposti, i lavori sull’aspetto materico della fotografia -, le proprietà quasi alchemiche della carta fotografica, le soluzioni reagenti, l’ingranditore e tutta l’attrezzatura della camera oscura.
E, ancora, il primo tentativo di Jodice di “guardare” Napoli, la sua città natale, nella serie Teatralità quotidiana a Napoli, dell’inizio degli anni Settanta, concentrato su immagini di feste popolari, manicomi, fabbriche, eccetera; poi avrebbe virato verso una poetica fatta di architetture e delle persone che vi abitano.
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