Di Umberto Riva si conosce il nome e poche opere, per molti è un maestro e per me anche di più e come tale si è sempre guardato bene da stare nelle convenzioni. Un precognitore di intelligenze e contenuti fuori dal coro. “Fuori dal coro” potrebbe essere una definizione adeguata per il lavoro di UR, ma non si tratta di una distanza per distinguersi come voce solista, ma piuttosto per dare spazio a una vera ricerca che possa aggiungere qualcosa a quella di altri. Un maestro anti convenzionale e anti retorico, un assoluto difficile da inseguire per cui inimitabile.
Le lampade di Umberto Riva sono una delle materializzazioni del suo colto immaginario, costruito con uno studio assiduo e continuo di una vastissima gamma di culture e riferimenti, mi ha sempre colpito come sia aperto alle sollecitazioni e alle novità, come conosca architetti e artisti di cui non si è mai sentito parlare nelle scuole e di come con infinita pazienza filtri le informazioni per rilasciarne una distillata quantità nei sui progetti. UR si è mosso alla costante ricerca di autenticità tra architettura, design e pittura con una sofisticata ricerca formale che scava la natura delle forme ricercandone il senso.
Le lampade di UR come macchine animate o organismi immobili parlano del primo viaggio sulla luna e del liberty, della meccanica e dei sentimenti sono in effetti macchine con un’anima, ci parlano del desiderio di essere circondati da presenze, romantici e insieme schietti simboli del contemporaneo.