La Elliot School è una scuola a Wandsworth, Londra, che funziona come una di quelle scatole di vetro dei Luna Park dove con un joystic si muove il braccio meccanico per portarsi a casa palloni, peluche, desideri da pochi centesimi. Se immaginiamo che questo liceo della Greater London si sia trasformato in una di quelle macchinine dei desideri, potremmo estrarne la musica dei protagonisti del più recente pop elettronico Made in UK. Oltre Jamie e Romy XX, Burial, Kieran Hebden aka Four Tet, sui banchi della Elliot si sono seduti Alexis Taylor e Joe Goddard, il leader e la beat box degli Hot Chip, la band che The Guardian definì «The greatest british pop group of their generation».
L’estate scorsa, nei negozi di dischi Rough Trade, a Londra come a Brooklyn, era possibile giocare con una macchinetta che Jeremy Deller (l’artista che nel 2018 per MiArt ha portato le pietre gonfiabili di Stonehenge nel parco di Citylife) si è inventato per “Bath Full of Ecstasy”, il nuovo album degli Hot Chip. Dall’installazione era possibile estrarre tante papere di plastica per farle nuotare nelle vasche piene di Ecstasy. Lo show di a “Bath Full of Ecstasy” promette di essere sgargiante e allucinatorio, sospeso tra gioia e melancolia.
In questo equilibrio del nuovo album – che si apre con la strepitosa “Melody of Love”, esaltata dalla voce di Taylor come tante altre melodie del cuore tipo “Hand Me Down Your Love”, “Made in the Dark” o “In the Privacy of Our Love” – gli Hot Chip sono fedeli a loro stessi, alternando il romanticismo alla spinta delle hit strobo-disco (“Ready for the Floor”, “I Feel Better”, “Over and Over”). Gli Hot Chip compiono una nuova fuga nel loro immaginario: forse un rifugio dalla Londra di Brexit, forse una crisi alla soglia dei quarant’anni o semplicemente un po’ di nostalgia, come in quel loro pezzo “And I Was a Boy From School”.
Written by Pietro Martinetti