Kanye West scansate! Nelle ultime settimane sono stati tutti lì a dividersi su quanto fossi stato più o meno figo ad aver dedicato il tuo disco al Signore – “Jesus Is King” il titolo, per coloro che ancora vivono oscurati dalle tenebre luciferine o hanno terminato i giga sul proprio telefono – se si trattasse di follia a sfondo religioso o di megalomania cosciente, maldestramente camuffata da folgorazione monoteista.
Nessuno che abbia invece rivolto lo sguardo al primo profeta: quello vero, quello giusto, quello nato e cresciuto nei club, battezzato tra le vecchie fabbriche della Motor City. Oh Fratelli, vi parlo di lui! Sì, proprio di lui! Di Robert Hood, che anni or sono ricevette una chiamata dal Signore in persona per mettere le sue parole in musica: «God literally woke me up out of my sleep and said: “I want you to put the gospel message in your music”». Amen, fratelli! Dio ha chiamato Robert, non Kanye!
E la prova tangibile di questo contatto divino c’è, esiste, ed è stata incisa da Robert sulla sua etichetta M-Plant nel 2011. Si tratta dell’ep “Sanctified” e di quel singolo capolavoro che risponde al nome di “We Magnify His Name”: nove minuti di techno gospel a stantuffo ricavata campionando le voci del coro Shekinah Glory Ministry. Da quel momento, fratelli, Robert è risorto: ha ricominciato a girare i club di tutto il mondo, ha tirato fuori altri brani da conversione come “Never Grow Old” ed è finito anche a dire messa e a mettere i dischi in chiesa (novembre 2018, alla St. Thomas Kirche di Berlino), di mattina, perché lui, lui e non Kanye, è anche un ministro del culto ufficialmente riconosciuto. E da bravo padre di famiglia, nel nome del Signore, stasera sarà sul palco del Rashomon in b2b con sua figlia Lyric. Alleluia, fratelli! Alleluia!
Written by Nicola Gerundino