Daniel Blumberg ora ha 30 anni – ogni volta che noto questa cosa rimango scioccato. In futuro rimarrò esterrefatto nel constatare che Daniel Blumberg non avrà nemmeno 40 anni. È stupefacente pensare che un artista così giovane riesca a essere non solo così maturo, ma anche così completo, quasi ancestrale. È come se nella musica di Blumberg ci fosse tutta la musica precedente a Blumberg, molta più di quella che si può ascoltare e interiorizzare in meno di tre decenni di vita.
Per superare lo stupore sono andato a vedere le foto di Daniel Blumberg, sperando fino all’ultimo che mentisse, che avesse un passaporto falso come i calciatori sudamericani di qualche tempo fa, che fosse alla guida di una cospirazione internazionale per ritoccare le età dei musicisti londinesi. E invece no, magari non li porta benissimo, ma Daniel Blumberg ha davvero 30 anni. E oltre all’ultimo “On & On” pubblicato il 31 luglio scorso, ha davvero un solo, bellissimo, disco solista alle spalle (dopo quelli con Cajun Dance Party, Yuck, Heb-Hex e Guo). Ha evidentemente ancora tanto da imparare, ma molto meno di tutti noi, a cui potrebbe dar lezioni di ideazione, composizione, ascolto e magia per i decenni che verranno. Ad ogni ascolto di Daniel Blumberg mi sento più vecchio, più sterile, più inutile.
Basterebbe questo per odiarlo, starne il più lontano possibile, se non fosse che il primo a lamentarsi sia lui stesso. Daniel Blumberg che ha chiuso “Minus” con una lunga invettiva sull’abituarsi a essere più vecchi, e più fuori di testa, più esauriti. Allora invecchia presto anche tu, Daniel. Invecchia così, tanto anche a giocare a bocce o a guardare cantieri sarai sempre più bravo di chiunque altro.
Written by Filip J Cauz