Riparte il cinema di Fondazione Prada con la soggettiva Danny Boyle, tutta focalizzata sull’automazione e l’obsolescenza accelerata della nostra epoca: “la fantascienza è il più importante genere artistico della nostra epoca. La prima età della macchina ha generato Marx, Engels e Lenin per mettere in discussione il rapporto tra l’uomo e la tecnologia all’interno delle fabbriche dell’Era Industriale. Nell’attuale seconda età della macchina Steve Jobs ed Elon Musk hanno sollevato le questioni della privacy e dei pericoli dell’intelligenza artificiale mentre creavano le proprie aziende. In futuro quando le macchine si autoprodurranno, il nostro giudizio non sarà più preso in considerazione. La nostra comprensione di ciò che sta accadendo è più influenzata da film come The Matrix, Her ed Ex Machina che dalla reale percezione degli ultimi sviluppi nei campi dell’apprendimento automatico e dell’ingegneria genetica”.
Insomma, ogni sabato da qua a gennaio potremo tornare a rivedere le pietre miliari che fanno strame di annate di Wired: i grandi registi avevano già visto tutto, e ce lo avevano anche fatto capire. Si comincia con Tetsuo: The Iron Man (1989) di Shinya Tsukamoto, preceduto da una presentazione in collegamento di Danny Boyle.
Written by Lucia Tozzi