È un momento questo a Milano in cui proliferano le mostre doppie. Qui la coppia è rappresentata dal genio di Alessandro Mendini e dal talento di Andrea Sala. Ma il doppio torna anche nella collaborazione tra la nuova galleria Schiavo Zoppelli, che inaugura a NoLo, e la Luisa delle Piane, regina di Paolo Sarpi. E due sono le socie della galleria: Federica Schiavo, appunto, e Chiara Zoppelli.
Dal testo di Alessandro Rabottini:
«Mendini ha spesso teorizzato e praticato la centralità poetica della superficie, della pelle degli oggetti e degli edifici, in sintesi della decorazione, che nella nella storia del design è sempre apparsa – quando non veniva esplicitamente condannata – come una fase successiva e succedanea rispetto
allo sviluppo di una forma strutturale e funzionale.
Qfwfq, Ayl e Luna & Sole sono i tre mobili presenti in mostra. Intitolati prendendo spunto dai nomi dei protagonisti della “Cosmicomica” di Italo Calvino “Senza Colori”, questi pezzi furono realizzati utilizzando i legni Pointillisme COL e Pointillisme B/N, che Atelier Mendini (con Alex Mocika) sviluppò come riedizione del primo legno concepito per ALPI nel 1991. La riflessione di Mendini sul Puntinismo – ma, più in generale, sulla storia della pittura astratta e sull’arte delle Avanguardie del primo Novecento – ha attraversato tutta la sua carriera. Pensiamo, ad esempio, non soltanto al divano Kandissi (1976) e all poltrona Proust (1978) ma, soprattutto, al suo concetto di “Design Pittorico”, ovvero un approccio alla progettazione come “libero movimento del pensiero visivo”, che proprio dalla pittura fa derivare la spontaneità di un gesto compositivo che restituisca all’oggetto funzionale il valore di “pura realtà visiva”, di un’avventura soggettiva della creatività la cui esuberanza supera i limiti del Modernismo.
Alla pelle degli oggetti e degli spazi guardano le sculture che Andrea Sala ha concepito per questa occasione, astrazioni metalliche di un mondo domestico e quotidiano, forme che riprendono, elaborano e a volte esagerano l’immagine familiare di un calorifero. I titoli di ciascun’opera esplicitano, in modo quasi prosaico, l’identificazione con lo spazio della casa: Il salotto, La cameretta, La mansarda, Il bagno e così via… Come a dire che del design e della sua storia, Sala non restituisce l’aspetto autoriale e iconico ma il precipitato più comune e diffuso, addirittura banale ma condiviso. Ognuna di queste sculture è caratterizzata da una diversa finitura, da un trattamento della superficie comunemente usato nella produzione industriale e/o artigianale per creare differenti effetti, e che l’artista ha invece applicato a mano, come a voler produrre texture materiche e pittoriche. Sono finiture che
impreziosiscono una superficie o che creano un effetto di illusione, pellicole di materia e di colore, e Sala ne esplora il campionario facendolo proprio (a proposito della decorazione delle superfici, Mendini amava parlare di “make-up”, di cosmesi).
Se Alessandro Mendini ha portato la qualità espressiva della pittura nella cultura del progetto, la libertà del suo segno all’interno degli oggetti d’suo, Andrea Sala in questa serie estrae dai processi industriali e artigianali che decorano le nostre case una possibilità altra e quasi più fragile, più
intuitiva, interiore.
Entrambi, probabilmente, convergono verso un’interpretazione degli oggetti che è stata ed è molto italiana, e che dello spazio domestico esalta il valore simbolico ed emozionale prima ancora che la funzione, che delle “cose” esprime la densità psicologica – sia essa felice o misteriosa – prima
ancora che l’usura».
Written by La redazione