Un manipolo di freak che suonano un garage rock a velocità vertiginosa con chitarre da due soldi nemmeno troppo accordate. Dal palco pioverà sudore dai loro capelli lunghi e sporchi, e quando vi sorrideranno dopo un assolo monocorde noterete i loro denti sbeccati e gli occhi sempre fuori dalle orbite. Sono nati e cresciuti nei peggiori bar di Atlanta e così sono rimasti, i Black Lips. Dal 2003 portano in giro il loro casino, si divertono e fanno divertire.
Siamo certi che accadrà anche stasera al Monk, dove la gente muore dalla voglia di spaccarsi. Se ancora non vi ho convinto, andiamo a curiosare nel loro CV: i loro esordi sono stati marchiati indelebilmente da un’etichetta di culto per le chitarre ruvide come Bomp! e, dopo qualche anno su Vice Records, sono entrati a far parte della scuderia Fire (altra garanzia quando si parla di musica indipendente). Passiamo poi a vedere i produttori dei loro dischi: da Mark Ronson per il freakout rock degli esordi a Sean Lennon nella fase psychedelica e Patrick Carney dei Black Keys nella fase country-ruock. Non bastasse questo pedigree, vi posso garantire che i live sono una bomba atomica: una vera festa rock’n’roll senza tanti fronzoli. Andateci e capirete di cosa sto parlando… Uscire da un concerto con la ronza alle orecchie è diventata ormai un’esigenza fisiologica. Non mancate quest’occasione.
Written by Tommaso Vecchio