Pesi massimi del jazz internazionale, Rava e Hersch li abbiamo visti da poco, lo scorso marzo, all’Auditorium del Parco della Musica, in un duo fino a poco tempo fa inedito, con un disco in uscita per la prestigiosa ECM. Enrico Rava lo conosciamo tutti. Classe 1939, con la sua tromba è il grande vecchio del jazz italiano. Trasferitosi negli anni sessanta a New York dopo l’esperienza free jazz con Steve Lacy, ha suonato praticamente con tutti, da Cecil Taylor a Carla Bley, diventando negli ultimi anni una sorta di padre putativo dei giovani musicisti di volta in volta lanciati dai suoi quartetti e quintetti italiani, da Stefano Bollani a Giovanni Guidi, da Gianluca Petrella a Francesco Diodati. E siamo ben felici di poterlo continuare a vedere su un palco dopo lo stop forzato da ogni attività dovuto ad un tumore ai polmoni diagnosticato attorno alla metà dello scorso anno. Un tour annullato a metà Luglio, la lenta ripresa e finalmente il ritorno ai concerti.
Fred Hersch, pianista americano con un qualcosa come diciotto nomination ai Grammy Awards in carriera, è stato per oltre un ventennio attivista nella lotta contro l’AIDS, maestro di future stelle quali Brad Mehldau e Ethan Iverson (The Bad Plus). Con il suo stile sempre elegante ed emozionale, durante la pandemia ha accompagnato con la sua musica le giornate di lockdown dei suoi fan con un appuntamento quotidiano via web, quel “Tune of the day” con il quale, confinato in casa, ci regalava giorno dopo giorno un brano dal vivo. Alla guida del suo trio con Drew Grass al contrabbasso e Joey Baron alla batteria, lo avevamo già visto la scorsa estate in un bellissimo concerto fra i pini della Casa del Jazz. Un trio che, pochi mesi fa, aveva ospitato Enrico Rava al Bergamo Jazz Festival e che ora torna a riproporsi anche al pubblico romano.
Written by Carlo Cimmino