Ci sono compagnie che lasciano il segno nella storia della rappresentazione teatrale: sono poche, intendiamoci, e pochissime (com’è normale, anche solo per un fattore numerico) quelle italiane. Tra queste, senza dubbio la più importante è la Socìetas Raffaello Sanzio, maestra indiscussa della scena della ricerca a partire dalla fine degli anni 80. Perché se i grandi nomi del teatro istituzionale sono molto spesso ‘affare nostro’ – idoli tra le 4 mura di casa, sconosciuti ai più oltre i confini italici – qui stiamo parlando di una compagnia che viene celebrata, omaggiata, e trattata da star ogni volta che mette piede in una delle capitali del teatro europee. Da Parigi, a Bruxelles, a Berlino, la Socìetas (e in particolare uno dei suoi fondatori, Romeo Castellucci) è un vero e proprio oggetto di culto.
Ora, non sentitevi in colpa se non li conoscete: fa parte dei paradossi dei grandi non riuscire ad essere profeti in patria – per lo meno in vita.
Ma se siete curiosi di capire da dove arrivi uno dei principali filoni della scena contemporanea, il modello quasi dimenticato di tutto, e volete assistere a un miracolo difficilmente eguagliabile di bellezza e di poesia, bé non lasciatevi sfuggire l’appuntamento con questa speciale ripresa di uno dei capolavori della compagnia cesenate, il Giulio Cesare, in occasione della ricorrenza del quattrocentesimo della morte di William Shakespeare, cui il CRT contribuisce (in maniera, più di ogni altro, lodevole) ospitando l’evento nella suggestiva ed inusuale cornice del Salone d’Onore della Triennale di Milano.
Written by Matteo Torterolo