A ben scrutare nelle cose di musica elettronica, anzi allarghiamo lo spettro alla musica contemporanea in genere, l’hype e il successo di gran parte degli artisti viene poi ineluttabilmente disconosciuto, o minimizzato oppure superato. Il classico backlash, l’inevitabile contraccolpo, insomma.
E se di hype parliamo, come non ricordarci di quello registrato intorno a un allora diciassettenne Nicolas Jaar all’uscita del suo EP per Wolf + Lamb nel 2008? La stampa specializzata a definirlo “next big thing”, il pubblico in adorazione, un crescendo di date nei club prima, nei festival poi, un album seminale nel 2011 come “Space is only noise” per le cui recensioni si scomodarono penne importanti e si fecero paragoni di alto calibro.
Il tutto mentre Nicolas ancora non aveva raggiunto la drinking age e già progettava nuovi suoni, un tour gargantuesco, apriva un’etichetta e poneva le basi per il side project Darkside. Riavvolgendo ai giorni nostri, quel qualcosa è ancora lì. Musica dall’indole sexy ma energica, ambigua ma bilanciata, tra le note elusive di piano e la voce a incastrarsi tra il basso e la coltre glitch.
A Roma la nuova performance live del genietto a metà tra Stati Uniti e Cile: tra elettronica e strumenti a fiato processati. Un percorso irto di fascinazioni che prende le mosse dal significato del suo nome, جعار, in arabo: ululare.
Written by Raffaele Paria