Per uno strano scherzo del destino, fatto di tour che si vanno ad incrociare nella stessa città, ci troviamo nella stessa sera a dover scegliere fra due grandi pianisti jazz, sia pure appartenenti a diverse generazioni, che passano per Roma a proporre i loro concerti in solo.

Se alla Casa del Jazz torna – a distanza di poco meno di un anno dall’ultima apparizione – un gigante del free jazz afroamericano come Dave Burrell, l’Auditorium del Parco della Musica non è da meno e porta una delle figure di spicco del jazz contemporaneo, Brad Mehldau, che manca dai nostri palchi dal Roma Jazz Festival del 2021, in quell’edizione alla guida del suo trio, con cui tornerà nuovamente ad inizio Maggio.

Ma sono invece ben più rare le occasioni di vederlo in solo, visto che l’ultima volta è capitato nel 2018, quando presentò “Three Pieces After Bach”, il suo lavoro ispirato al compositore Johann Sebastian Bach commissionato dalla Carnegie Hall. Allievo di Fred Hersch e Kenny Werner, dopo aver suonato nel quartetto di Joshua Redman, Mehldau formò il suo trio nei primi anni novanta, poco più che ventenne, ispirandosi in gran parte alla figura di Bill Evans, mentre è del 1999 “Elegiac Cycle”, il suo primo album in solo.

Improvvisatore dalla formazione classica, Brad Mehldau ha sempre amato rielaborare brani famosi della musica pop e rock, interpretandoli con il suo stile inconfondibile, come testimoniato già nel 2015 nel box “10 Years Solo Live”, uscito su Nonesuch: trecento minuti di canzoni che spaziavano dai Radiohead ai Beatles, dai Nirvana ai Pink Floyd, passando per John Coltrane e Thelonious Monk. Oggi torna con un nuovo disco in solo registrato dal vivo e pubblicato lo scorso anno, “Your Mother Should Know”, in cui Brad Mehldau affronta dieci canzoni dei Beatles ed una di David Bowie. Sarà un concerto all’insegna dei quattro di Liverpool?