Il rock psichedelico turco tra il ‘68 e il ‘75 riconosciuto dagli appassionati internazionali come fulcro della golden age del rock anatolico, mette radici profonde a Istanbul sotto il nome (vero) di Andalu Pop. Con il colpo di stato degli anni ‘80 diretto dal generale Evren il genere si fossilizza: ai musicisti rock è vietato esibirsi, molti scappano, altri vengono arrestati, costringendo le scene a diventare realmente clandestine.
Passando il rock di mano in mano con concerti illegali, zine stampate in casa, trasformandolo in Metal, Punk e tanti altri generi, la musica sopravvive e impregna Istanbul, città culla dei Lalalar.

Cresciuti tra culture diverse, colori, passione, pace, traffico, caos e ogni tipo di problema che si inserisce naturalmente nella routine quotidiana della capitale turca, i Lalalar si costruiscono un’identità sonora unica. Riprendono il rock psichedelico turco, e il peso della sua storia, e lo mescolano con i linguaggi contemporanei più diretti: hip hop, post-punk, linguaggi adatti a convertire la realtà in voce, per esprimere il senso di rivolta che fa parte della loro produzione.

Non importa comprendere la lingua per godersi appieno il loro concerto, come dicono i Lalalar stessi il rapporto tra pubblico internazionale e band sul palco:

«È come l’amicizia tra un cane e una persona. Non si possono usare i normali metodi di comunicazione, quindi ci si concentra su nuovi modi di andare d’accordo basati soprattutto sul ritmo, sulla melodia e sul linguaggio del corpo».

Radicali sia nella loro ideologia che nell’energia che ci mettono ai concerti, preparatevi a farvi trasportare nel loro mondo tra spaghetti western-psichedelici e elettronica mediorientale.