Se dovessero chiedervi il nome che più di tutti associate all’idea di post-rock inteso come amalgama di crescendo ed esplosioni, pochi probabilmente penserebbero subito agli Explosions In The Sky. Eppure stiamo parlando della band che in assoluto ha prodotto lo scheletro formale di quel che Mogwai e God Is An Astronaut, tanto per citarne un paio, hanno poi trasformato in un sound prestatosi fin troppo allo stereotipo. Di quell’estetica soft-loud rappresentano, di fatto, l’estremo più concreto e rock in senso stretto: chitarre e batteria in prima fila, poco spazio alle lungaggini, romanticismo e climax dilatati, fuochi d’artificio e lampi a ciel sereno quando meno te l’aspetti. Dal vivo è un po’ come assistere a uno spettacolo pirotecnico, fra brevi immersioni negli abissi e salti altissimi fra nuvole e costellazioni. Uno show che, per inciso, non era visibile dalle latitudini italiche da qualche anno. Poco spazio alle lacrime e brividi garantiti.
Written by Matteo Meda