Cinema Night #2
INCONTRO
Rural
Michelangelo Frammartino con Barbara Grespi modera Luca Mosso
8 gennaio 2025, ore 19.00
Ingresso gratuito su registrazione
Scrisse Pavese nei suoi diari che il mito è il continuo ricorrere di un ricordo. Malinconica certezza di quel che è irreversibile e svanisce, eppure resta, ritorna: è l’imperituro che sta in ogni dipartita. Abbiamo così ricordato gli animali e i cacciatori negli dei, e arriverà il giorno in cui il racconto di una pozza d’acqua o una giornata di neve commuoverà qualcuno allo stesso modo.
Questo accade continuamente nei luoghi della ruralità. Sempre sull’orlo di crollare e svanire è questo mondo, ma sempre qualcosa di loro riesce a permanere. Resta come racconto, come fiaba, come sogno e utopia, tra escapismi e nostalgie. Qualcosa sempre resta, diciamo, ed è perlopiù una sensazione di familiarità, di una vita che avremmo potuto vivere e ci pertiene. Ma questo è quel che si vede da fuori, dallo sguardo lontano. Chi ci vive, in questo mondo, darà urgenza ad altro. Vedrà l’avanzare del nuovo e la distruzione che lascia, vedrà un mondo morire e poi morirsi, qualcosa che inizia da un delitto e finisce nell’indifferenza, nella stolida accettazione della fine. Chi così vede, così facendo, mette brace alle parole del racconto.
La seconda rassegna che CinéFondationCartier presenta nell’ambito della cornice della mostra Il NOSTRO TEMPO, CinéFondationCartier, tutta dedicata al tema del rurale, prende di piede proprio il senso di questo lento e sempiterno svanire. La conversazione inaugurale vede Michelangelo Frammartino e Barbara Grespi in dialogo con Luca Mosso, e ognuna delle cinque opere cinematografiche presentata ha innervata in sé una constatazione: quel che era non sarà più, eppure resta – ed è restata almeno per almeno settant’anni, che è l’arco che la rassegna copre.
Ne Le meraviglie (2014) di Alice Rohrwacher è evidente quell’eterno conflitto tra il restare e l’andare. Qualcuno sempre tende a guardare al di là dei propri luoghi, a obbedire quasi per necessità a quello sguardo lungo che ha chi cresce nelle province, che è tutto un desiderio di fuga e un rifiuto a restare. Diversa è la sensazione che si ha ne La vie moderne (2008) di Raymond Depardon, dove la questione è simile ma la domanda riposta è un’altra: cosa accadrà quando ogni terra rimarrà senza figli? Non dissimile in questo senso è la raccolta di corti di Vittorio De Seta, Il mondo perduto (1954-1959). Brevi cammei visivi dalle inquadrature lente e ariose, senz’alcuna voce narrante e l’audio spesso asincrono, tanto che il sapore che lascia ha qualcosa di sbagliato, di un rompersi pieno di cretti, di una storia terminata. Il paesaggio rurale qui è antico, il mondo è un altro. È un mondo perduto. Eppure qualcosa parla di noi, le immagini non mentono: non dimenticare è il punto, non dimenticare da dove si è arrivati. Altra autrice giustamente presente nella rassegna è Agnes Varda, con Les Glaneurs et la Glaneuse (2000) – “La vita è un raccolto” –, documentario che ruota tutto attorno alla spigolatura o, meglio, all’idea di raccogliere ciò che resta dopo che tutto è stato mietuto, e il campo mietuto è il mondo intero. Tutta una poetica del resto. Di ciò che rimane a morire, buttato, e di ciò che ritorna. Tanto materialmente quanto come eco. Il film Le Quattro Volte (2010) di Frammartino lo suggerisce nel seguitarsi di vicende che iniziano da un’anonima morte e finiscono nel lavoro dei carbonai. Di mezzo, un capretto e un albero. Ma tutto è relato. Tutto è il resto di tutto. È il sapore delle stagioni, delle loro albe e dei loro tramonti, degli inizi che esistono perché qualcosa finisce.
Ci si rende allora conto che quel che si definisce rurale ha una postura bifronte: da un lato v’è quel senso del passato, che domanda inesauste origini, sollecitando in alcuni il senso della perdita e l’angoscia sempre prestante del mutamento, e in altri il dipanarsi a ritroso di nuovi mondi possibili sorretti da narrazioni che prendono il nome d’ancestrali, tradizioni, natura – con tutti i crismi che pertengono a questi termini. Ed è qui che si erge il secondo volto del rurale: catino sempre colmo ma mai traboccante d’alternativa, e dunque forse una delle vere – perché ricorrenti – alterità del moderno.
Rassegna
Rural
PROIEZIONI
9 gennaio – 12 gennaio 2025
Giovedì 9 gennaio: La Vie Moderne
Venerdì 10 gennaio: Le quattro volte
Sabato 11 gennaio: Le Meraviglie
Domenica 12 gennaio: Il mondo perduto
14 gennaio – 19 gennaio 2025
Martedì 14 gennaio: Le Glaneurs e La Glaneuse
Mercoledì 15 gennaio: Le quattro volte
Giovedì 16 gennaio: Il mondo perduto
Venerdì 17 gennaio: La Vie Moderne
Sabato 18 gennaio: Le Glaneurs e La Glaneuse
Domenica 19 gennaio: Le Meraviglie
21 gennaio – 22 gennaio 2025
Martedì 21 gennaio: Le quattro volte
Mercoledì 22 gennaio: Il mondo perduto
Written by Piergiorgio Caserini