Arriva marzo, giungono le belle giornate, c’è profumo di primavera e di alberi in fiore, ma in zona Eur le fragranze della bella stagione si mischiano inesorabilmente alla torba, al legno delle botti e all’inconfondibile gusto dei distillati protagonisti della tredicesima edizione del Roma Whisky Festival.
Ormai appuntamento sottolineato in rosso nel calendario degli appassionati e addetti al lavoro per la qualità della proposta, a ogni edizione si aggiunge un piccolo tassello in più ad una macchina già rodata: la pièce de résistance è come sempre il salone degli espositori, dove l’alternanza tra grandi distillerie e nomi più indipendenti permette di assaggiare un ampio spettro di whisky, bourbon e rye (sempre più in crescita le proposte dal continente americano), ma non è da sottovalutare l’angolo vintage, con bottiglie rare e da collezione, affiancate come ormai da prassi alle masterclass a tema (se ne dobbiamo scegliere un paio, consigliatissima quella
dell’imbottigliatore Duncan Taylor e quella di Glenfiddich, un “piccolo” e un colosso dello scotch whisky).
A corollario di tutto ciò e per chi volesse spaziare oltre al single malt, torna a grande richiesta anche l’angolo mixology (a cura dei barmen di Oro Whisky Bar, un piccolo angolo di paradiso del buon bere) e sgomitano per farsi notare anche gli altri brown spirits (cognac, armagnac e rum). Non ci sono davvero scuse: raggiungete il Salone delle Fontane con qualsiasi mezzo che non preveda la vostra guida, fate il carico di gettoni, imparate a suonare la cornamusa e la ricetta dell’haggis (o del ramen, se preferite il whisky nipponico, mai da sottovalutare) e tuffatevi in questa due giorni all’insegna della distillazione!
Written by Roberto Contini