Fra techno, ambient e sperimentazione totale, quella dei Matmos è forse la musica industrial del nuovo millennio. Nei loro dischi hanno campionato di tutto, ma – anche se risale ormai al 2001 – rimane indelebile nella memoria il ricordo dei suoni “rubati” a vere procedure chirurgiche, con liposuzioni ed interventi di chirurgia plastica trasformati nei ritmi e nelle melodie di “A Chance to Cut Is a Chance to Cure”.
Ma il 2001 resta un anno importante nella vita del duo statunitense anche per la collaborazione con Björk, che li volle al suo fianco nella lavorazione di “Vespertine” e nel tour omonimo che si fermò anche al Teatro dell’Opera di Roma e che vedeva insieme a loro l’arpa di Zeena Parkins, un coro femminile dalla Groenlandia e un’orchestra di settanta elementi. Da allora i Matmos non si sono mai fermati.
Hanno esplorato la musica tradizionale americana e il folk medievale, si sono cullati nel synth pop per poi sperimentare effetti da percezioni extrasensoriali, hanno registrato dischi unicamente con suoni prodotti da lavatrici o da oggetti di sola plastica, per arrivare al loro quindicesimo lavoro, “Metallic Life Review”, in uscita il prossimo mese di giugno su Thrill Jockey, che, come anticipato dal singolo “Changing States”, sarà questa volta composto unicamente da suoni provenienti da oggetti metallici. Ma non aspettatevi bidoni presi a martellate o lastre trapanate, i Matmos rimangono sempre accademici e composti, per cui il loro palco avrà l’aspetto di un tavolo da laboratorio pullulante di cavi e microfoni.
Written by Carlo Cimmino