“Non fare stronzate, non morire” chiedeva Kristin Hersh a gran voce al suo amico e compagno di palco – nonché musicista dotato di una straziante bravura – Vic Chesnutt. Non valsero i richiami, le chiamate e i messaggi di Hersh: Vic se ne andò troppo presto. Resta, in un delicato e sofferto libro edito dai tipi di Jimenez edizioni, tutta la tensione di questa profonda amicizia.
Kristin Hersh sa muoversi con rabbia e passione tra le parole; l’addio a Chesnutt è un memoir intriso di dolore ma al tempo stesso pieno di ricordi esilaranti e di aneddoti musicali. La sua scrittura è cristallina, lo è sempre stata; ce lo dimostra da molti anni, da quando negli anni ottanta ha formato con i suoi amici del liceo i Throwing Muses, band di culto nel panorama dell’indie rock e che ha influenzato artiste come Tori Amos o la band delle Caulfield Sister. La band ha davvero influenzato il panorama musicale di quegli anni, dimostrando che fosse possibile avere un atteggiamento molto punk e rude ma, allo stesso tempo, dedicare la parte della scrittura a riflessioni più impegnate con testi più profondi e ad arrangiamenti meno grezzi e più innovativi.
Il loro disco d’esordio, dal titolo omonimo al nome della band, è del 1986; da allora i Throwing Muses hanno pubblicato diverse perle, come The Real Ramona nel ‘91 e Purgatory/Paradise nel 2013, quest’ultimo pubblicato dopo una lunga pausa dalle scene. La Hersh, dal canto suo, non si è mai fermata: ha creato numerosi progetti paralleli, disdetto contratti con le major perché non si sentiva libera di esprimere la sua arte, chiesto ai suoi fan di finanziare i dischi, scritto un libro per bambini e non si è staccata mai dalla sua chitarra.
In un moto continuo di gestione delle emozioni in musica, a sorpresa i Throwing Muses nel marzo di quest’ anno hanno fatto uscire un nuovo album, Moonlight Concessions, tornando così a delle sonorità più intime, in linea col passato e inserendo delle lunghe sessioni di violoncello con Pete Harvey. I testi sono un tuffo nell’intimità della Hersh, dirette e sentimentali, ma l’emozione più grande è poter vedere questo gruppo enorme dal vivo il 4 giugno al Legend Club.
Sarà un tuffo nella nostalgia del passato ma anche una sorpresa enorme per chi ha ancora bisogno di emozionarsi sotto palco e di sentire le distorsioni delle chitarre che arrivano nella pancia.
Written by Antonella Grafone