Le lambrette ipermodificate, i parka di quel verde che ricorda proprio il mare del Nord nelle giornate tempestose, la colonna sonora degli Who (che furono anche produttori esecutivi), il sesso in strada, la battaglia tra claque rivali – mods e rockers, eterni nemici – nelle strade di Brighton, le anfetamine, il rifiuto dell’autorità genitoriale, Sting che interpreta il ribelle più stiloso di tutta Inghilterra. Basta questo breve elenco di fattori – che non raggiungono nemmeno le dieci unità – per capire immediatamente come “Quadrophenia” sia stato, più che una scintilla, un vero e proprio incendio per intere generazioni; sebbene si ispirasse a fatti (realmente) accaduti quindici anni prima, nel 1964. Da quel momento in poi, ogni nuova sottocultura d’ispirazione “brit” ha incorporato elementi e immaginari racchiusi nella pellicola di Franc Roddam.
Figura ancora totemica per un’ormai crepuscolare cultura di massa – il nostro si è inventato nientepopodimeno che il format “MasterChef” – Franc sarà ospite di una proiezione speciale in piazza San Cosimato per Il Cinema in Piazza, preceduta da un talk con Alberto Piccinini. Cosa significa oggi un film come “Quadrophenia”? Bella domanda. Con tutta probabilità da materiale incandescente si è trasformato in una reliquia – sempre preziosissima, sia chiaro – il cui compito sarà di testimoniare cosa fosse una sottocultura e come queste potessero diffondersi e moltiplicarsi trasversalmente sino a diventare dinamiche di livello nazionale e internazionale.
Nell’era delle bolle social cosa succederà? la sottocultura diventerà microcoltura? Ci circonderemo di un numero sempre più ristretto di persone che la pensano come noi, fino ad arrivare a guardarci allo specchio? Oppure la standardizzazione delle AI – già in atto, anche in campo musicale – riporterà in auge un consumo di massa, ma asettico e privo di increspature e vie di fuga? Da quale scogliera dovremo gettare, come Jimmy, il nostro scooter per resettare tutto e ricominciare da capo?
Written by Nicola Gerundino